"Il 75% delle patologie e delle cause di morte è associato a problemi legati al degrado ambientale e stili di vita scorretti". E' uno dei dati preoccupanti presentati oggi a Roma durante l'incontro organizzato dalla Federazione nazionale ordini dei medici e Isde Italia, l'Associazione dei medici per l'ambiente, che firmeranno oggi il "Documento ambiente". Una situazione difficile, della quale i medici si sono fatti carico introducendo nel proprio codice deontologico "un impegno concreto - così Amedeo Bianco, presidente della Federazione ordine dei medici - che tenga conto della relazione tra ambiente e salute". "Per poter essere un buon medico per i pazienti - sostiene il presidente nazionale della Fnomceo (la Federazione degli ordini dei medici) Amedeo Bianco - bisogna essere buoni medici per l'ambiente". Anche perché i medici per il ruolo che svolgono sul territorio sono "i primi testimoni delle evidenti ricadute che il danno ambientale provoca sulla salute dei pazienti".
Le rilevazioni empiriche dei medici, a tutti i livelli, sono confermate da statistiche e dati scientifici. Per cui, solo per fare un esempio, l'Oms, conducendo un'indagine su 13 città italiane con oltre 200 mila abitanti nel biennio 2002-2004, ha dimostrato che ben 8820 morti all'anno sono da attribuire a valori elevati di pm10. A questo proposito, la vicepresidente del comitato scientifico di Isde, Maria Grazia Petronio, ha ricordato che "dopo un paio di giorni dagli aumenti di polveri sottili registrati dalle centraline nelle città - così durante l'incontro - si registra sempre un eccesso di ricoveri per malattie respiratorie". Ma anche i cambiamenti climatici sono "motivo di preoccupazione" per i medici. I dati dell'Istituto superiore di sanità relativi al 2003, caratterizzati da una forte afa, si sono registrati in Italia 2.222 decessi in più rispetto all'anno precedente e, nel periodo compreso tra il 16 luglio e il 15 agosto l'incremento dei morti è stato addirittura del 36% nella popolazione in generale e del 40% tra le persone con oltre 65 anni".
Proprio la presa di coscienza di questa situazione ha convinto i medici a inserire nel nuovo Codice deontologico l'articolo 5 secondo il quale "il medico è tenuto a considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini". E alla base di queste considerazioni oggi la Fnomceo e Isde hanno sottoscritto il Documento ambiente che traduce i principi in azioni concrete. Introducendo, per esempio, il concetto di Valutazione di impatto sanitario, da affiancare alla Valutazione ambientale strategia e la Valutazione d'impatto ambientale, "che dovrebbe avere proprio il medico come referente" per prevenire e ridurre l'impatto dell'inquinamento. E lo stesso medico si attribuisce un ruolo da protagonista nella promozione di stili di vita sani e di buone pratiche dal punto di vista ambientale. "In altre parole - ha spiegato il presidente dei Medici per l'ambiente Roberto Romizzi - i medici che operano sul territorio devono arrivare ad affiancarsi agli specialisti che tutti i giorni verificano, in base alle loro specifiche competenze, i danni che l'ambiente inquinato determina nella popolazione - insiste Romizzi - divenendo così la reale congiunzione tra sistema sanitario, popolazione e mondo scientifico". Il documento sottoscritto da Federazione e Isde sarà sottoposto e firmato anche dagli ordini provinciali dei medici. Perché "i medici - sottolinea il vicepresidente della Federazione degli ordini Maurizio Benato - non si sottraggono alle loro responsabilità e vogliono superare le barriere corporative e collaborare con le altre figure di tecnici della salute e dell'ambiente, raccordarsi con quei settori professionali che più possono influenzare gli amministratori e la popolazione, in particolare, i media, la scuola, il mondo giuridico e quello economico". Il presidente della Fnomceo Bianco, a questo proposito, ha concluso proponendo l'apertura di un tavolo di lavoro trasversale alle professioni "perché le moderne politiche della salute devono essere programmate a tutto tondo e noi vogliamo fare la nostra parte".
(Dac/Dire)
fonte: Diregiovani.it