E se il sole, anziché danneggiarla, facesse bene alla pelle? Alcuni ricercatori della Stanford University sostengono che se preso nella dose giusta, potrebbe aiutare a riparare danni alla pelle causati dall’eccessiva esposizione al sole, attivando un particolare processo immunitario.
Con l’esposizione alla luce solare, spiegano gli studiosi, le cellule dell’epidermide producono una forma «inerte» di vitamina D che – secondo le conoscenze attualmente a disposizione – viene resa attiva, e dunque utilizzabile dall’organismo, per mezzo di recettori nei reni e nel fegato. Il gruppo di ricercatori ha individuato un similare meccanismo a livello dell’epidermide che coinvolge le cosiddette «cellule dendritiche». Queste convertono la vitamina D prodotta a seguito dell’esposizione al sole nella sua forma attiva. Questa, a sua volta, induce le «cellule T», che hanno il compito di distruggere le cellule danneggiate o ammalate, a migrare verso gli strati superiori della pelle nel caso in cui, per esempio, accade che il sole danneggi il DNA delle cellule epidermiche.
«I risultati sperimentali – afferma Hekla Sigmundsdottir, una componente del gruppo di ricercatori di Stanford – spiegano il meccanismo attraverso il quale le cellule T “sanno” di doversi dirigere verso la superficie». La scienziata fa anche notare che la psoriasi, malattia della pelle, viene spesso trattata con creme a base di vitamina D3: questa terapia potrebbe dunque funzionare proprio stimolando la migrazione delle cellule T verso la superficie della pelle.
Ma se il sole e la vitamina D possono svolgere un ruolo di protezione della pelle, tengono a precisare gli esperti, è bene comunque non prolungare eccessivamente l’esposizione: il sole va sempre preso in dosi moderate in modo da evitare pericolosi danni all’epidermide. Quindi sì alla tintarella, ma senza esagerare.
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Gilberto Marciano
di TSW srl
Gilberto Marciano