google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI: Una droga chiamata cibo google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Una droga chiamata cibo

Il problema di avere una relazione normale con il cibo interessa non tanto il nostro stomaco, ma soprattutto la nostra volontà, ovvero la nostra incapacità di opporci alle nostre debolezze.
Ci adagiamo all'idea che essere grassi o meno sia un destino inevitabile dettato dai nostri geni: “mamma era grassa, lo sarò anch'io!”.
Invece la scienza, proprio quella stessa che parla tanto di genetica, ci rivela che la fame, l'eccessivo appetito non sono innati, ma possono essere indotti, trovando terreno fertile là dove c'è una persona debole.
Le ultime scoperte scientifiche dimostrano che se si continua a mangiare anche quando si è sazi, questa “necessità” può avere cause esterne ed essere provocata con l'assunzione di alcuni tipi di cibo (probabilmente fatti apposta) piuttosto che da altri. Quando si allunga la mano inconsapevolmente per ingerire sempre e proprio quel tipo di cibi, spesso ricchi di grassi, probabilmente siamo in presenza di alimenti prodotti per ingenerare una sorta di dipendenza a livello cerebrale: ci danno piacere per il semplice fatto di assumerli, senza che razionalmente sappiamo valutarne le controindicazioni. Proprio come avviene, una volta diventati “dipendenti”, con le droghe, l'alcool, la nicotina e alcuni tipi di farmaci.

La finta fame

Un gruppo di ricercatori del Southwestern Medical Center di Dallas (Texas - USA) ha dimostrato il fondamentale ruolo della grelina (dall'inglese ghrelin – parola associata al verbo “to grow” - crescere) negli eccessi di alimentazione. La grelina è un ormone gastrico che per circa il 90% viene prodotto dalla parte finale di qualsiasi stomaco animale e umano.
È il cosiddetto “ormone della fame”, che raggiunge il suo picco percentuale nel sangue circa mezz'ora prima dei pasti (quando sentiamo un certo appetito) e decresce dopo circa un'ora dall'assunzione di cibo, per poi risalire nell'imminenza del pasto successivo.
Fino a poco tempo fa si pensava che questo ormone fosse prodotto autonomamente dal nostro stomaco, ma ora si comincia a capire che ci possono essere anche cause “esterne”, introdotte nei cibi proprio per provocare una inesistente sensazione di forte appetito, se non di vera e propria fame persistente.

Il “richiamo” dei cibi grassi

L'esperimento è stato condotto su animali da laboratorio, ma fa supporre che i risultati siano estensibili agli esseri umani, in quanto sono interessate le stesse funzioni e le stesse zone cerebrali, quelle che predispongono le risposte fisiologiche interne ed esterne all'organismo. È stato scoperto che alte dosi di grelina nel sangue portano gli individui a continuare a mangiare cibi “piacevoli” anche se sono già sazi, accumulando quindi grasso corporeo. Inoltre tendono a recarsi in quei luoghi che già gli hanno dato questa piacevole sensazione nel passato.
Per l'esperimento, sono stati condotti alcuni test comportamentali. Inizialmente è stata somministrata della grelina aggiuntiva nel sangue delle cavie. Si è verificato che queste, pur non essendo affamate e dovendo scegliere tra due stanze dove in precedenza avevano trovato del cibo, preferivano decisamente quella accoppiata con una dieta ad alto contenuto di grassi. Le cavie a cui non era stata somministrata grelina, non hanno mostrato alcuna preferenza. L'esperimento ha funzionato anche quando nella “stanza dei grassi”, le stesse cavie non trovavano alcun cibo. C'era quindi anche un effetto apprendimento; come se andando solo in quella stanza, le cavie sapevano che avrebbero trovato quel tipo di piacere; nell'altra era inutile cercarlo. Mentre gli animali che non hanno ricevuto la grelina aggiuntiva, hanno rinunciato molto prima alla ricerca di cibo, sia “grasso” che non.
I ricercatori hanno anche scoperto che, bloccando l'azione di questo ormone gastrico, le stesse cavie smettevano di recarsi nella stanza associata ai cibi grassi. La correlazione tra alte dosi di grelina nel sangue e la sensazione di piacere nell'assunzione di cibo in eccesso, rispetto cioè alle reali necessità fisiologiche, risulta quindi chiara.
E visto che l'ormone e gli organi cerebrali interessati sono identici anche negli esseri umani, i ricercatori ritengono che siano condivisibili anche le sensazioni presenti nei cosiddetti “centri del piacere” nei nostri cervelli, gli stessi interessati dalle altre forme di dipendenza.

I grassi alimentari portano fame e viceversa

Ma un'altra recente ricerca, condotta presso l'Università di Cincinnati (sempre USA), condotta dal Prof. Matthias Tschöp, ha dimostrato che la produzione della grelina nel sangue viene attivata anche e soprattutto da alcune componenti del cibo che mangiamo. In particolare un eccesso di acidi grassi stimolerebbero un'altrettanto eccessiva produzione di grelina. Questo ormone normalmente ha la funzione di un meccanismo adibito allo stoccaggio di riserve energetiche, che formano i grassi corporei a partire da quelli presenti nel cibo: si accende quando le riserve scendono e si spegne, anche se non del tutto, quando le riserve sono ripristinate. Aggiungendo acidi grassi al cibo, sembrerebbe che il meccanismo “non stacca mai”. Quindi, secondo i ricercatori americani, alti livelli di grassi presenti nei cibi determinerebbero a loro volta alti livelli di grelina nel sangue. Alti livelli di grelina determinerebbero a loro volta un persistente bisogno di piacere nell'assumere proprio quei tipi di cibi. Come un cane che si morde la coda all'infinito. Bilancia e sensi di colpa poi, completano il disastro. La fame (quella vera) e l'appetito in tutto questo meccanismo c'entrerebbero poco o nulla.



Piram - Offerte del mese