google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI: Un Pacemaker nel cervello attenua i sintomi del Parkinson google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Un Pacemaker nel cervello attenua i sintomi del Parkinson

Gli arti tornano ad essere meno rigidi, il linguaggio più fluido e il tremore sembra essere scomparso. Sono gli effetti che si registrano su un malato di Parkinson sottoposto ad una stimolazione cerebrale profonda o DBS (Deep Brain Stimolation). Da quel momento, i sintomi della malattia vengono abbattuti del 60% ma per la tipologia di intervento cui è stato sottoposto, il paziente dovrà convivere con dei microelettrodi impiantati nel cervello e una centralina sottocutanea sul torace, che ricorda un pacemaker. Lucilla Bossi era una ballerina della Scala quando, a 36 anni, riconobbe i primi sintomi del morbo di Parkinson. Dopo 12 anni di malattia si è sottoposta alla DBS e ha racconta la sua esperienza in molti consessi sull'argomento, tra cui, recentemente ad un workshop internazionale a Varsavia, dove si sono incontrati medici e pazienti. «In questa malattia c'è un insieme di sintomi - racconta l'ex ballerina - che aggredisce la capacità di comunicare: il venir meno dei movimenti spontanei e automatici nei quali si esprime il linguaggio del corpo, l'affievolirsi della voce e il suo farsi completamente priva di inflessioni e incapace di prosodia, l'eloquio che si fa confuso e spesso indecifrabile, il viso trasformato dalla rigidità muscolare in una maschera inespressiva». A sottoporsi alla stimolazione cerebrale profonda sono i pazienti sui quali la terapia farmacologica non dà risultati o comporta effetti collaterali pesanti. Si tratta di «una fetta ristretta della popolazione dei malati di Parkinson - precisa all'ANSA Francesco Saverio Pastore, responsabile della U.O.S. di Neurochirurgia Stereotassica e Funzionale dell'università Tor Vergata di Roma, dove si eseguono questi interventi - che l'intervento non guarisce ma che certamente ricava un forte guadagno in termini di qualita» della vita«.

OPERAZIONE MOLTO INVASIVA L'operazione è piuttosto invasiva. Viene praticato un foro nel cranio, attraverso il quale passano dei microelettrodi e con un sistema di coordinate in 3 dimensioni vengono guidati fino al posizionamento nel sub-talamo sinistro e nel sub-talamo destro, »disturbando un circuito patologico che si è creato a determinate frequenze«, causa dei sintomi del Parkinson. A controllare i microelettrodi ci pensa una centralina miniaturizzata impiantata sotto pelle nel torace e le cui batterie hanno un'autonomia di 8-9 anni. Una centralina esterna, poi, controlla lo stimolatore sottocutaneo. I pazienti che convivono con questa sorta di pacemaker nel cervello riescono ad abbassare significativamente la quantità di farmaci, anche se, in base ad alcuni studi randomizzati condotti a 5 anni dall'operazione, con il passare degli anni, gli effetti si attenuano e ritornano i sintomi della malattia. La DBS, negli ultimi anni è stata applicata con successo anche nel trattamento della sindrome di Tourette, nell'epilessia, nella depressione e in alcuni casi di distonia ma Pastore invita alla prudenza sulla diffusione estrema di questa terapia che, in alcune sperimentazioni condotte in Canada e riportate dalla letteratura scientifica ha mostrato risultati sorprendenti sul miglioramento delle capacità mnemoniche. »Sono certo che il futuro della cura del Parkinson passerà attraverso la terapia farmacologica o le cellule staminali - conclude - ma non è allettante un preoccupante ritorno alla psicochirurgia«.