google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Che cos'è il Viagra?

Viagra è un medicinale che contiene il principio attivo sildenafil, e si presenta sotto forma di compresse blu a forma di diamante (25, 50, o 100 mg).

Per che cosa si usa Viagra?

Viagra si usa per trattare uomini adulti con disfunzione erettile (detta anche impotenza), che consiste nell'incapacità di raggiungere o mantenere un'erezione sufficiente per un'attività sessuale soddisfacente. Affinché Viagra abbia effetto, è necessaria la stimolazione sessuale. Il medicinale può essere ottenuto soltanto con prescrizione medica.

Come si usa Viagra?

La dose raccomandata di Viagra è 50 mg al bisogno, da assumere circa un'ora prima dell'attività sessuale. Se Viagra è preso durante un pasto, il suo effetto può manifestarsi in ritardo rispetto all'assunzione a digiuno. A seconda dell'efficacia e degli effetti collaterali, la dose può essere aumentata a 100 mg oppure ridotta a 25 mg. I pazienti con problemi di fegato o gravi problemi renali devono iniziare il trattamento con una dose di 25 mg. Si raccomanda di non prendere più di una compressa al giorno.

Come agisce Viagra?

Il principio attivo di Viagra, sildenafil, appartiene ad un gruppo di medicinali chiamati inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE5). Funziona bloccando l'enzima fosfodiesterasi che normalmente riduce i livelli di una sostanza chiamata guanosina monofosfato ciclica (cGMP). Durante la normale stimolazione sessuale il pene produce cGMP che provoca il rilassamento della muscolatura del tessuto spugnoso del pene (corpi cavernosi), consentendo l'afflusso di sangue nei corpi cavernosi, il che produce l'erezione. Bloccando la degradazione del cGMP, Viagra ripristina la funzione erettile. Per ottenere un'erezione è comunque sempre necessaria la stimolazione sessuale.

Quali studi sono stati svolti su Viagra?

Su Viagra sono stati svolti quattro studi principali in 1.690 uomini di età compresa tra 19 e 87 anni, mediante confronto con placebo (trattamento fittizio) per un periodo compreso tra 12 e 26 settimane. Di questi studi, due erano a dose fissa (ai pazienti venivano dati sempre 25 mg o 50 mg o 100 mg) e due a dose variabile (ai pazienti all'inizio venivano dati 25 mg e poi, a seconda della loro risposta, potevano passare a 50 o a 100 mg). Inoltre sono stati svolti studi su pazienti affetti da lesioni del midollo spinale e nei pazienti diabetici. La principale misura dell'efficacia era la capacità di ottenere e mantenere un'erezione, che è stata registrata in un apposito questionario compilato a casa mediante un sistema di valutazione basato su una scala di 5 punti (dove 5 corrisponde al risultato migliore).

Quali benefici ha mostrato Viagra nel corso degli studi?

Viagra si è dimostrato significativamente più efficace del placebo in tutti gli studi. Nel questionario, il punteggio per la domanda sulla frequenza con cui il paziente era in grado di realizzare un rapporto sessuale è passato da 2 senza trattamento a 3 o 4 con Viagra 50 mg. Negli studi con dosi fisse, la percentuale dei pazienti che ha riportato un miglioramento è stata del 62% (25 mg), 74% (50 mg) e 82% (100 mg), rispetto al 25% riportato con il placebo.

Quali sono i rischi associati a Viagra?

L'effetto indesiderato più comune (riscontrato in più di un paziente su 10) è il mal di testa. Per l'elenco completo degli effetti indesiderati riscontrati con Viagra, vedere il foglietto illustrativo.

Viagra non deve essere usato in persone che possono essere ipersensibili (allergiche) al sildenafil o ad un altro eccipiente, o nei casi in cui l'attività sessuale è sconsigliata (ad es. in uomini che hanno seri disturbi cardiaci, quali angina instabile o grave insufficienza cardiaca). Non deve neanche essere preso da persone che hanno avuto una perdita della vista dovuta a problemi di flusso di sangue al nervo ottico (neuropatia ottica ischemica anteriore non-arteritica - NAION). Viagra non deve essere preso con i nitrati (un tipo di medicinali usati per trattare l'angina). Siccome Viagra non è stato studiato in pazienti con gravi problemi di fegato, ipotensione (bassa pressione del sangue), recente ictus o infarto del miocardio (attacco cardiaco), o con disturbi ereditari accertati degli occhi, come la retinite pigmentosa, questi pazienti non devono usarlo.

Perché è stato approvato Viagra?

Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha deciso che i benefici di Viagra sono superiori ai suoi rischi per il trattamento di uomini con disfunzione erettile. I comitato ha pertanto raccomandato il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale.

Altre informazioni su Viagra:

Il 14 settembre 1998 la Commissione europea ha rilasciato alla Pfizer Limited un'autorizzazione all'immissione in commercio per Viagra, valida in tutta l'Unione europea. L'autorizzazione è stata rinnovata il 14 settembre 2003 ed il 14 settembre 2008.

Informazioni fornite da: European Medicines Agency

fonte: fonte: my-personaltrainer.it



Che cos'è il PSA (Antigene prostatico specifico)?

Il PSA - acronimo di Prostate Specific Antigen, italianizzato in Antigene Prostatico Specifico - è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata.

Piccole concentrazioni di antigene prostatico sono normalmente presenti nel siero di tutti gli uomini e si possono valutare tramite un semplice esame del sangue. Alti livelli di PSA si riscontrano durante varie malattie prostatiche, come il tumore alla prostata, l'ipertrofia prostatica benigna e varie forme di prostatite. I valori di PSA aumentano anche nella senescenza, dopo interventi chirurgici alla prostata, inserimento di un catetere ed esami diagnostici specifici (come l'esplorazione rettale, la cistoscopia, la biopsia prostatica, la rettoscopia e la colonscopia). L'obesità è stata messa in relazione ad un abbassamento del PSA circolante.

Il dosaggio del PSA nel plasma ha un basso grado di specificità: quando i suoi livelli superano una certa soglia (> 3-4 ng per ml di sangue) molto probabilmente qualcosa non va a livello della prostata, ma in assenza di ulteriori indagini diagnostiche è impossibile stabilire con certezza la benignità o la malignità della condizione.

tPSA(ng/ml) Probabilità di riscontrare un tumore prostatico

0-4 10% (nel 90% dei casi si tratta di una forma organo confinata)

4-10 25% (nel 70% dei casi si tratta di una forma organo confinata)

> 10 50% (nel 50% dei casi si tratta di una forma organo confinata)

In riferimento al tumore prostatico, il dosaggio del PSA restituisce spesso falsi positivi. Si tratta di quei casi in cui elevati valori di PSA fanno ipotizzare l'esistenza di un cancro alla prostata, successivamente smentita dai vari accertamenti. In altre parole, il riscontro di alti livelli di PSA non è sufficiente per porre diagnosi di tumore alla prostata, specie negli uomini più anziani.

Se il sospetto di tumore viene confermato da altri esami diagnostici, il dosaggio del PSA rappresenta un buon indicatore dell'estensione tumorale. In particolare, quando il PSA è solo lievemente aumentato o addirittura normale è improbabile che il tumore sia molto esteso.

La maggior parte degli uomini con elevati valori ematici di antigene prostatico specifico non è affetta da cancro. Dati alla mano, solamente il 25 - 35% dei pazienti sottoposti a biopsia prostatica (dopo riscontro di PSA elevato) è effettivamente portatore di un cancro alla prostata, mentre un quarto dei soggetti colpiti da questa forma di tumore non mostra significativi aumenti del PSA.

Il monitoraggio dell'antigene prostatico specifico risulta utile per valutare la risposta del paziente alla terapia intrapresa, che quando è positiva si accompagna ad una riduzione dei valori di PSA. Il dosaggio sierico dev'essere eseguito prima degli altri esami diagnostici di controllo, poiché questi, come abbiamo visto, possono aumentare notevolmente i valori di PSA (dopo biopsia prostatica si possono registrare incrementi fino a 50 volte, con lento ritorno alla normalità nei 30-60 giorni successivi).

Il monitoraggio periodico del PSA è molto importante. Misurazioni ripetute possono infatti aiutare a differenziare le forme benigne da quelle maligne, tanto più probabili quanto più rapido è l'incremento dei valori. Per questo motivo sono stati introdotti i concetti di PSA velocity e PSA doubling time, entrambi inficiabili da vari elementi, come le variazioni intra ed interlaboratorio, e quelle biologiche non connesse alla patologia di base (un'eiaculazione recente, ad esempio, può aumentare i livelli ematici di PSA).

Dal momento che la loro indipendenza dal tumore prostatico è più probabile in presenza di una marcata ipertrofia della ghiandola, valori elevati di PSA possono essere messi in relazione al volume della prostata (PSA density).

Elementi utili per valutare il significato clinico di un elevato PSA possono essere raccolti valutando la proporzione tra PSA libero e PSA legato a proteine di trasporto. Si è infatti visto che condizioni benigne, come l'ipertrofia prostatica, aumentano prevalentemente la quota libera, mentre il cancro alla prostata produce soprattutto un aumento del PSA legato. Pertanto, in un uomo che contrappone elevati livelli di PSA legato a bassi valori di PSA libero, è probabile la presenza di un tumore prostatico, mentre la condizione opposta lascia presupporre un'origine benigna.

Alla luce di quanto detto, l'interpretazione dei valori ematici di PSA è materia assai complessa ed in costante evoluzione. Di fronte ad un rialzo di tali valori, il medico dovrà quindi prendere in esame tutta una serie di elementi, allo scopo di indirizzare il paziente verso specifici esami diagnostici, trattamenti personalizzati od un semplice monitoraggio periodico.

fonte: my-personaltrainer.it

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Conseguenze e sintomi dell'andropausa

I livelli di testosterone non sono correlati soltanto alla fertilità dell'individuo; l'influenza sulla capacità riproduttiva è infatti affiancata da un importante supporto a diverse funzioni "esistenziali", come quelle metaboliche, cardiovascolari, locomotorie, psichiche, comportamentali e sociali. Alti livelli di testosterone, spesso frutto di sconsigliatissime pratiche dopanti, si accompagnano tipicamente ad un aumento dell'aggressività, della libido e delle masse muscolari, mentre l'ipogonadismo è in genere associato a disfunzione erettile, debolezza, atrofia muscolare, depressione ed ansietà.

Queste doverose premesse sostengono il pensionamento del termine "andropausa" a favore dell'espressione medica "sindrome da carenza di androgeni nella terza età". In medicina, infatti, la sindrome rappresenta un insieme di sintomi e segni clinici riconducibili a più malattie o a più eziologie. Questi sintomi, nel caso dell'andropausa, sono particolarmente variegati e possono coinvolgere diverse sfere della funzionalità corporea. Tra tutte, l'interessamento di quella sessuale desta in genere particolari preoccupazioni, tanto da costituire il maggior impulso alla richiesta di un consulto medico.

Terapia dell'andropausa

La terapia sostitutiva con estrogeni è oggi indicata per le donne con sintomi climaterici particolarmente accentuati e mal tollerati. Anche in questo caso il paragone con l'andropausa (vale a dire la terapia sostitutiva con androgeni nell'uomo) non calza esattamente a pennello. Comuni possono essere i rischi, dato che queste terapie sono assolutamente sconsigliate in presenza di tumore prostatico nell'uomo o alla mammella nella donna, mentre vanno valutate con estrema attenzione nel caso sussista una qualche predisposizione per tali patologie. Ma ciò che differenzia in maniera netta le due pratiche è il numero degli studi clinici finora effettuati, elevato per la controparte femminile ed ancora esiguo, con spiccate sfumature contraddittorie, per l'altra faccia della medaglia. Secondo alcuni studi, ad esempio, l'universalmente accettata relazione tra somministrazione di testosterone esogeno e cancro alla prostata è di gran lunga sovrastimata (a dosaggi fisiologici).

La terapia sostitutiva con testosterone durante l'andropausa può avvenire per via intramuscolare (iniezioni periodiche ogni 10-14 giorni) o transdermica (applicazione cutanea, giornaliera di cerotti o gel); quest'ultima soluzione viene in genere preferita per la sua capacità di mantenere l'uniformità dei livelli di testosterone nel tempo (cosa non ottenibile per via orale, anche per le ripercussioni negative a livello epatico). Il rapporto rischi/benefici di tale pratica è ancora lontano dall'essere chiarito. In linea generale, sappiamo che la somministrazione di androgeni può ridurre l'incidenza di molti dei problemi precedentemente citati, aumentando la massa magra a sfavore di quella grassa e prevenendo osteoporosi ed anemia; l'impiego di testosterone nel trattamento della disfunzione erettile non sempre sortisce risultati apprezzabili, probabilmente per l'origine multifattoriale di questa condizione.

Per quanto riguarda i rischi della terapia ormonale sostitutiva durante l'andropausa, va considerato che la somministrazione di testosterone in presenza di livelli ormonali fisiologici, può avere a lungo termine delle ripercussioni negative sulla salute del paziente. Ne sanno qualcosa i culturisti e tutti coloro che utilizzano steroidi anabolizzanti per esaltare le performance sportive, anche se in questi casi vengono assunti a dosaggi nettamente superiori rispetto a quelli terapeutici. Nel caso dell'andropausa, invece, l'obiettivo terapeutico è semplicemente quello di somministrare quel tanto di testosterone che basta per riportare i livelli ormonali nella norma. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che quest'ormone non è l'unica possibilità terapeutica; esistono ad esempio suoi derivati con attività androgena meno spiccata od altri farmaci che bloccano l'enzima aromatasi. Infine, si stanno sviluppando i cosiddetti SARMs (modulatori selettivi per i recettori degli androgeni), con l'obiettivo di mantenere i benefici della terapia sostitutiva androgenica, minimizzandone i potenziali effetti collaterali. Anche il settore degli integratori pullula di prodotti studiati allo scopo di aumentare i livelli di testosterone, vista l'importanza di questo aspetto nella performance sportiva. A tal proposito basti sapere che se tali prodotti fossero effettivamente in grado di mantenere quanto promesso, non sarebbero certo di libera vendita. Ciò non toglie, comunque, che un'integrazione adeguata - inserita in un contesto alimentare sobrio ed equilibrato affiancato alla giusta dose e tipologia di esercizio - sia un'ottima strategia per promuovere il naturale aumento dei livelli sierici di testosterone. Si tratta in ogni caso di un effetto sinergico globale; chi spera di ottenere lo stesso risultato ingerendo semplicemente qualche compressa a base di arginina, tribulus terrestris, maca andina o analoghi, il più delle volte butta i propri soldi. Anche se alcuni estratti vegetali, come la yohimbina, possono effettivamente rinvigorire il desiderio e la funzione sessuale, i non trascurabili effetti collaterali ne limitano le applicazioni d'uso nell'anziano in andropausa. Anche sulla presunta utilità del DHEA nel trattamento dell'andropausa ci siamo già espressi, con un articolo "cattivello" ma utile per smorzare ingiustificati entusiasmi verso queste sostanze. Per quanto riguarda i farmaci di provata efficacia nel trattamento della disfunzione erettile, effetti collaterali e meccanismi d'azione sono ampiamente presentati in questo articolo.

Nel caso il medico decidesse, in accordo con il paziente, di intraprendere una terapia ormonale sostitutiva per prevenire o combattere l'andropausa, si consiglia di sottoporsi con maggiore frequenza ad esami che valutino la salute della prostata ed i livelli circolanti di emoglobina, colesterolo e testosterone.

Concludiamo ricordando l'esistenza di un metodo naturale e privo di controindicazioni, capace di agire sulla stragrande maggioranza dei fattori di rischio per l'ipogonadismo e l'andropausa. Prevenzione del diabete, dell'obesità, dell'ipertensione e dell'aterosclerosi, miglioramento della salute mentale e - tanto per restare in tema - attenuazione del declino età-correlato dei livelli di testosterone. Semplice, naturale, economico ed efficace, una vera e propria "panacea" la cui efficacia - nota dai tempi più remoti - è stata dimostrata in maniera inequivocabile anche in epoche recenti... "tutte le parti del corpo che hanno una funzione, se usate con moderazione ed esercitate nell'attività alla quale sono deputate, diventano più sane, ben sviluppate ed invecchieranno più lentamente; ma se non saranno usate e lasciate inattive, queste diventeranno facili ad ammalarsi, difettose nella crescita ed invecchieranno precocemente" - Ippocrate IV secolo a.C -

MODIFICAZIONI FISIOLOGICHE DELL'ATTIVITÀ SESSUALE: rallentamento della fase eccitatoria e dell'erezione; riduzione della rigidità penica; offuscamento della sensazione dell'inevitabilità orgasmica, calo della libido e della fertilità, riduzione delle erezioni spontanee (come quelle notturne), riduzione dell'intensità orgasmica e del volume dell'eiaculato, allungamento del periodo refrattario. Il calo della spinta sessuale è in genere un processo molto lento, tale per cui passa spesso inosservato o viene semplicemente associato all'invecchiamento. Anche quando si manifesta in maniera brusca - salvo la presenza di sottostanti patologie - mantiene comunque tale carattere e viene perlopiù percepito come tale a causa delle ripercussioni psicologiche di un'improvvisa e palese difficoltà sessuale.

MODIFICAZIONI DELLE VARIE ATTIVITA' CORPOREE: aumento della massa adiposa a discapito di quella muscolare, riduzione della densità ossea con maggiore suscettibilità alle fratture, ginecomastia (eccessivo sviluppo della mammella maschile), pelle più sottile e diminuita o arrestata crescita dei peli, calo delle energie e del senso di benessere, anemia, insonnia o altri disturbi del sonno, depressione, riduzione della concentrazione e dell'autostima.

E' bene ribadire che questi sintomi sono per molti aspetti assolutamente fisiologici e in genere solo in parte sostenuti dal declino dei livelli di testosterone. Tanto per citare alcuni esempi, fenomeni vascolari occlusivi di natura ateromatosa (ergo aterosclerosi) possono diminuire l'afflusso di sangue al pene e causare disfunzione erettile. I principali fattori di rischio per questa malattia sono il diabete, l'obesità, l'ipercolesterolemia LDL, il fumo e l'ipertensione, tutti pesantemente influenzati dalle abitudini di vita del soggetto. L'obesità, dal canto suo, è tipicamente associata ad una riduzione dei livelli di testosterone libero e totale, accompagnati ad un relativo aumento dell'estradiolo (un tipico ormone femminile). Come nel peggiore dei circoli viziosi, l'aumento del grasso viscerale peggiora l'ipogonadismo, che a sua volta aggrava la condizione di obesità. Nel tessuto adiposo, ed in modo particolare in quello localizzato a livello addominale, si concentra infatti un enzima, chiamato aromatasi, che opera la conversione del testosterone in estradiolo. L'attività dell'aromatasi è potenziata non solo dall'ipertrofia degli adipociti, ma anche dall'iperinsulinemia (anticamera del diabete mellito di tipo II), e dall'alcolismo. Passando alle alterazioni del metabolismo glucidico, soggetti diabetici sviluppano disfunzione erettile con frequenza tre volte maggiore rispetto ad uomini non diabetici.

L'iperglicemia può infatti danneggiare le fibre nervose ed i vasi sanguigni coinvolti nell'erezione; inoltre, predispone all'aterosclerosi e, similmente all'obesità, riduce la sintesi di ossido nitrico, un importante vasodilatatore coinvolto anche nei fenomeni erettivi (il meccanismo d'azione di Viagra ® ed analoghi si basa sul blocco della degradazione di un'altra sostanza vasodilatatoria, che viene rilasciata in risposta all'aumento dell'ossido nitrico).

Sottolineiamo, in ultima analisi, che i sintomi dell'andropausa sono per molti aspetti simili a quelli dell'ipotiroidismo, una malattia dovuta all'insufficiente attività della ghiandola tiroide.

Diagnosi

Nel caso la comparsa dei sintomi sopra-riportati susciti il sospetto di un'imminente ingresso in andropausa, la cosa migliore da fare è sottoporli all'attenzione di un medico. Solo in questo modo si potranno indagare le cause che li hanno prodotti e stabilire il trattamento più opportuno; a tal proposito è bene tener presente due concetti chiave, che dopo l'analisi delle conseguenze e dei sintomi dell'andropausa dovrebbero essere ormai chiari. Il primo è che nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione assolutamente fisiologica, per molti aspetti prevenibile o perlomeno attenuabile attraverso uno stile di vita più salutare; il secondo è che i sintomi dell'andropausa non sono necessariamente correlati all'ipogonadismo, ma possono nascondere sottostanti e ben più gravi malattie. Quest'ultima eventualità, in particolare, andrebbe a maggior ragione intesa come un pressante invito a sottoporre i propri sintomi all'attenzione di un andrologo, in maniera onesta e trasparente.

La percezione e la corretta interpretazione dei sintomi dell'andropausa è molto importante ai fini della sua diagnosi. A parità di livelli circolanti di testosterone libero, le manifestazioni sintomatologiche possono infatti variare - anche in misura sensibile - da individuo a individuo. A meno che i livelli ematici di testosterone, ed in particolare quelli della sua frazione libera, non siano francamente deficitari, risulta infatti difficile porre diagnosi di ipogonadismo e/o andropausa tramite una semplice valutazione della testosteronemia.

fonte: my-personaltrainer.it

Che cos'è l'andropausa?

Andropausa è un termine coniato in epoche recenti per indicare il naturale esaurimento delle capacità riproduttive maschili in età avanzata. Questo neologismo richiama la menopausa femminile in maniera piuttosto evidente, anche se il suffisso "pausa" mal si addice al declino delle capacità procreative dell'uomo. Il tipico profilo ormonale di un individuo in andropausa si instaura infatti in maniera tutt'altro che drastica, scontata o repentina, mentre nella donna la menopausa è un processo ben definito, una tappa obbligata che inizia con la scomparsa del ciclo mestruale e si accompagna ad un rapido calo della produzione di estrogeni.

Per l'uomo non possiamo quindi parlare a tutti gli effetti di vera e propria "cessazione" delle capacità riproduttive; piuttosto, l'andropausa andrebbe descritta come un processo parafisiologico (quindi per molti aspetti normale), che si manifesta con estrema variabilità nella popolazione. Il termine, non c'è dubbio, rende l'idea, ma proprio in virtù di queste considerazioni la stessa esistenza dell'andropausa è stata per molto tempo, e spesso ancora oggi, messa in discussione.

L'andropausa "vera", intesa come la completa perdita della capacità procreativa, non si manifesta in tutti gli uomini, ma solo in un numero limitato di individui; si tratta infatti di un fenomeno soggettivo, dal momento che numerosi fattori ambientali (sovrappeso, sedentarietà, tabagismo ed eccessi di vario tipo) possono incidere in maniera sostanziale sulla fertilità maschile. Nella comunità medica, in riferimento all'andropausa, si preferisce quindi parlare di PADAM, acronimo anglosassone derivato da "Partial Androgen Deficiency in Aging Male", ossia "sindrome da parziale carenza di androgeni nella terza età". Altri autori, meno permessivi, eliminano il carattere di parzialità e parlano semplicemente di ADAM (Androgen Deficiency in Aging Male o sindrome da insufficienza androgenica in età anziana).

L'ANDROPAUSA, anche se intesa nel suo significato più ampio, NON è una malattia, bensì un processo parafisiologico che si manifesta con estrema variabilità.

Cause dell'andropausa e fattori di rischio

L'ineluttabile fenomeno dell'invecchiamento si accompagna ad un progressivo calo della testosteronemia, cioè dei livelli sierici di testosterone. Un declino, questo, in realtà piuttosto lento e progressivo, che inizia inesorabilmente intorno ai 25/30 anni di età e si correla inversamente con il BMI. In altre parole, tanto più grave è la propria condizione di sovrappeso e tanto maggiori sono le probabilità che l'andropausa bussi alla porta, anche in età relativamente precoce. Il rischio, in particolare, diviene consistente dalla sesta decade di vita in poi.

Esaminando i risultati di ampi studi popolazionistici, a partire dai 25/30 anni di età, la sintesi giornaliera di testosterone diminuisce dell'1-2% all'anno, tanto da risultare pressoché dimezzata intorno ai 70/80 anni. Oltre a quelli del testosterone, nell'andropausa diminuiscono sensibilmente anche i livelli degli altri androgeni, come il diidrotestosterone (DHT), il DHEA e l'androstenedione.

Nell'uomo, la sintesi di testosterone è affidata alle cellule testicolari del Leydig, la cui riduzione numerica è tipicamente correlata all'andropausa; non a caso, il volume testicolare di un anziano è normalmente ridotto rispetto a quello di un soggetto giovane. Anche il centro ipofisario che dirige la sintesi di testosterone attraverso il rilascio di LH, può dimostrarsi deficitario. In particolare, la diminuita ampiezza della pulsatilità di tale ormone - a sua volta controllata dal GnRH ipotalamico (ormone per il rilascio delle gonadotropine) - è tipica della senescenza. Ricordiamo brevemente che la pulsatilità è quel fenomeno per cui un ormone non viene secreto in maniera costante nel tempo, bensì ad ondate di intensità e ampiezza variabile, ripetute ad intervalli di tempo più o meno regolari (nella donna la pulsatilità del GnRH è fortemente correlata alle varie fasi del ciclo mestruale, mentre nell'uomo è relativamente costante). Proprio per questa pulsatilità, nel giovane i livelli sierici di testosterone presentano un classico andamento circadiano (più alti al mattino ed inferiori alla sera), che tende ad appiattirsi fino a scomparire nell'anziano.

Il termine medico utilizzato per descrivere l'insufficiente sintesi di testosterone da parte del testicolo non è "andropausa", bensì "ipogonadismo". Nell'andropausa si ha sempre ipogonadismo, ma non è valida la relazione opposta, poiché questa situazione clinica può manifestarsi anche in giovane età. Pertanto, anziché ricondurre eventuali sintomi dell'andropausa al naturale processo di invecchiamento e rassegnarsi ad esso, è bene sottoporli all'attenzione di un andrologo. Le possibili cause di ipogonadismo sono infatti numerose e ancor di più sono quelle responsabili della sua manifestazione più nota e temuta: la disfunzione erettile.

Un ultimo appunto di carattere fisiologico va fatto sulla differenza tra testosterone totale e testosterone libero. Ques'ultimo costituisce senza dubbio l'elemento diagnostico più importante, poiché esprime la frazione di testosterone "sganciata" dalle proteine di trasporto, e come tale libera di espletare la propria azione (è la forma attiva dell'ormone). Viceversa, il testosterone legato alle proteine di trasporto è di fatto biologicamente inattivo; per questo, bassi livelli di testosteronemia totale non sono necessariamente indice di ipogonadismo o andropausa, mentre il riscontro di un serio deficit di testosterone libero reiterato nel tempo ha carattere "patognomico". Andrebbe inoltre valutata la sensibilità cellulare all'azione degli androgeni, influenzata soprattutto dal numero di recettori a livello del nucleo e, in misura inferiore, del plasmalemma.

Ondate di calore: quali sono i rischi per la salute

Cosa sono

Le ondate di calore (in inglese heat-waves) sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano durante la stagione estiva, caratterizzate da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, che possono durare giorni o settimane

Nelle grandi città il clima è più caldo rispetto alle zone rurali vicine. Il fenomeno è detto “isola di calore” (urban heat island) è dovuto soprattutto al maggior assorbimento di energia solare da parte delle superfici asfaltate e del cemento degli edifici

Rischi per la salute

Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente, il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni fisiche e ambientali questo non è sufficiente. Se, ad esempio, l’umidità è molto elevata, il sudore non evapora rapidamente e il calore corporeo non viene eliminato efficacemente. La temperatura del corpo, quindi, aumenta rapidamente e può arrivare a danneggiare diversi organi vitali e il cervello stesso.

Chi è più a rischio?

- Le persone anziane hanno condizioni fisiche generalmente più compromesse e l’organismo può essere meno efficiente nel compensare lo stress da caldo e rispondere adeguatamente ai cambiamenti di temperatura; tra questi chi soffre di malattie cardiovascolari, di ipertensione, di patologie respiratorie croniche, di insufficienza renale cronica, di malattie neurologiche è a maggior rischio.

- Le persone non autosufficienti poiché dipendono dagli altri per regolare l’ambiente in cui si trovano e per l’assunzione di liquidi

- Le persone che assumono regolarmente farmaci che possono compromettere la termoregolazione fisiologica o aumentare la produzione di calore.

- I neonati e i bambini piccoli per la ridotta superficie corporea e la mancanza di una completa autosufficienza, possono essere esposti al rischio di un aumento eccessivo della temperatura corporea e ad una disidratazione, con possibili conseguenze dannose sul sistema cardiocircolatorio, respiratorio e neurologico.

- Chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all’aria aperta può disidratarsi più facilmente degli altri.

- I problemi di salute legati al caldo possono presentarsi con sintomi minori, come crampi, lipotimia ed edemi, o di maggiore gravità, come il colpo di calore, la congestione, la disidratazione.

CRAMPI

Sono causati da uno squilibrio elettrolitico oppure da una carenza di sodio, dovuta alla perdita di liquidi, oppure derivano da una insufficienza venosa, spesso associata ad edema alle caviglie.

Nel primo caso (squilibrio elettrolitico), i crampi si verificano negli anziani che assumono pochi liquidi o in persone che svolgono attività fisica senza reintegrare a sufficienza i liquidi persi con la sudorazione.

Nel secondo caso (carenza di sodio), i crampi compaiono in persone non acclimatate che, pur bevendo a sufficienza, non reintegrano i sali minerali persi.

In questo caso, le persone possono presentare, oltre ai crampi anche altri sintomi come cefalea, stanchezza e affaticamento, e vanno reidratate con una abbondante assunzione di acqua.

Nella malattia venosa degli arti inferiori i crampi compaiono spesso durante la notte o dopo una prolungata stazione eretta. In questo caso è consigliabile far assumere al paziente una posizione con gli arti superiori sollevati di almeno 4 cm rispetto al cuore, rinfrescando con acqua fredda gli arti inferiori.

EDEMA

L’edema è la conseguenza di una vasodilatazione periferica prolungata, che causa un ristagno di sangue nelle estremità inferiori che, con l’aumento della pressione intravasale, provoca un travaso di liquidi nell’interstizio. Un rimedio semplice ed efficace è tenere le gambe sollevate ed eseguire di tanto in tanto dei movimenti dolci per favorire il reflusso venoso, oppure, effettuare delle docce fredde agli arti inferiori, dal basso verso l’alto e dall’interno verso l’esterno sino alla sommità della coscia. Si tratta comunque di un sintomo da non sottovalutare poiché può essere associato a scompenso cardiaco.

LIPOTIMIA

La lipotimia (svenimento) è caratterizzata da un’improvvisa perdita della coscienza.

La causa è un calo di pressione arteriosa dovuto al ristagno di sangue nelle zone periferiche con conseguente diminuzione dell’apporto di sangue al cervello.

Lo svenimento può essere prevenuto se, ai primi sintomi, quali vertigini, sudore freddo, offuscamento visivo o secchezza delle fauci, si fa assumere al paziente una posizione distesa, con le gambe sollevate rispetto al cuore.

STRESS DA CALORE

E' un sintomo di maggiore gravità e si manifesta con un senso di leggero disorientamento, malessere generale, debolezza, nausea, vomito, cefalea, tachicardia ed ipotensione, oliguria, confusione, irritabilità. La temperatura corporea può essere leggermente elevata ed è comune una forte sudorazione. Se non viene diagnosticato e trattato immediatamente, può progredire fino al colpo di calore.

La diagnosi può essere facilmente confusa con quella di una malattia virale.

Il trattamento d’urgenza consiste nello spostare la persona in un ambiente fresco e reintegrare i liquidi mediante bevande ricche di sali minerali e zuccheri. Nei casi più gravi, la persona deve essere rinfrescata togliendo gli indumenti, bagnandola con acqua fresca o avvolgendo il corpo in un lenzuolo bagnato.

COLPO DI CALORE

E' la condizione più grave e rappresenta una condizione di emergenza vera e propria. Il ritardato o mancato trattamento può portare anche al decesso.

Il colpo di calore avviene quando la fisiologica capacità di termoregolazione è compromessa e la temperatura corporea raggiunge valori intorno ai 40°C. Si può presentare con iperventilazione, anidrosi, insufficienza renale, edema polmonare, aritmie cardiache, sino allo shock accompagnato da delirio che può progredire sino alla perdita di coscienza.

Il colpo di calore richiede, specie se colpisce neonati od anziani, l’immediato ricovero in ospedale. In attesa dell’arrivo dell’ambulanza, bisogna spogliare e ventilare il malato, rinfrescarlo bagnandolo con acqua fresca e applicare impacchi di acqua fredda sugli arti.

CONGESTIONE

La congestione è dovuta all'introduzione di bevande ghiacciate in un organismo surriscaldato, durante o subito dopo i pasti.
L'eccessivo afflusso di sangue all’ addome può rallentare o bloccare i processi digestivi.
I primi sintomi sono costituiti da sudorazione e dolore toracico.

- Sospendere ogni attività.

- Far sedere o sdraiare l'infortunato in un luogo caldo e asciutto.

- Se in poco tempo la congestione non si risolve è necessario consultare un medico.

DISIDRATAZIONE

La disidratazione è una condizione che si instaura quando la quantità di acqua persa dall’organismo è maggiore di quella introdotta.
Normalmente si assumono circa 1,5 litri di acqua al giorno, grazie allo stimolo della sete.
L’organismo si disidrata e incomincia a funzionare male quando:

- è richiesta una quantità di acqua maggiore come in caso di alte temperature ambientali

- si perdono molti liquidi, come in caso di febbre, vomito e diarrea

- una persona non assume volontariamente acqua a sufficienza.

I sintomi principali sono:

sete, debolezza, vertigini, palpitazioni, ansia, pelle e mucose asciutte, ipotensione

EFFETTI SULLA PRESSIONE ARTERIOSA

Le persone ipertese e i cardiopatici, soprattutto se anziani, ma anche molte persone sane, possono manifestare episodi di diminuzione della pressione arteriosa, soprattutto nel passare dalla posizione sdraiata alla posizione in piedi (ipotensione ortostatica).

In questi casi, è consigliabile:

- evitare il brusco passaggio dalla posizione orizzontale a quella verticale, che potrebbe causare anche perdita di coscienza

- non alzarsi bruscamente dal letto, soprattutto nelle ore notturne, ma fermarsi in posizioni intermedie (esempio: seduti al bordo del letto per alcuni minuti) prima di alzarsi in piedi.

Per approfondire, consulta le domande più frequenti sull'emergenza caldo

Cosa fare

Il medico di famiglia, il servizio di continuità assistenziale, il servizio di emergenza sanitaria 118. Questi i presidi a cui rivolgersi in caso di problemi di salute

Alcune misure semplici ma importanti da mettere in pratica durante le giornate più calde dell’estate per migliorare il clima delle abitazioni e contrastare i rischi per la salute e la sicurezza delle persone più fragili

Dove andare in vacanza? Che sport praticare? La documentazione da portare con sé, la lista dei farmaci prescritti o da assumere in casi particolari e alcuni consigli per chi viaggia in Italia o all’estero

Nei giorni più afosi dell’estate molte condizioni di disagio o malessere fisico possono essere ridotte o prevenute. Ecco alcuni suggerimenti utili rivolti alle persone anziane con problemi di salute, ai loro familiari e al personale sanitario

Consigli degli esperti

Il clima caldo mette in funzione meccanismi omeostatici (di autoregolazione) dell’apparato cardiovascolare che hanno lo scopo finale di mantenere una giusta temperatura corporea. Tali meccanismi non riescono tuttavia a proteggere efficacemente i soggetti anziani e le persone affette da malattie croniche dell’apparato cardiocircolatorio

Il caldo può essere pericoloso e procurare problemi di salute alle persone con malattie respiratorie, soprattutto affette da broncopatie cronico ostruttive (BPCO) e asma. Quando la temperatura dell’aria sale oltre certi valori e aumenta anche la quantità massima di vapore d’acqua che l’aria stessa contiene, si ha una netta sensazione di difficoltà di respirazione, detta anche “sensazione di afa” (l’impressione è quella di respirare nell’acqua!)

Azioni del Ministero della Salute

A partire dall'estate 2005 il Ministero della Salute e il Centro per la prevenzione e controllo delle malattie (CCM) hanno sviluppato un programma di lavoro, volto a limitare l'impatto sulla salute delle ondate di calore.

Il progetto va a integrarsi con le attività sviluppate nell’ambito di un analogo progetto attivato nel 2004 dal Dipartimento della Protezione Civile; in aggiunta agli obiettivi comuni di implementazione dei sistemi di allarme Heat Health Watch Warning System - HHWWS e dei sistemi rapidi della mortalità estiva, il progetto CCM, giunto alla sua seconda fase (2009-2011) è finalizzato a consolidare la rete dei servizi e delle attività di prevenzione implementate a livello locale e valutare l’efficacia degli interventi mirati a ridurre l’impatto delle ondate di calore sulla salute di sottogruppi di popolazione ad alto rischio. Il progetto, inoltre, ha il compito di elaborare piani organizzativi di intervento differenziati per livello di rischio climatico e per profilo di rischio dell’area considerata (aree a rischio elevato, aree a rischio medio-alto, aree a basso rischio).

Nell’estate 2010 il sistema HHWWS è operativo dal 15 maggio al 15 settembre 2010 in 27 città italiane (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo).

I sistemi Heat Health Watch Warning System - HHWWS, del progetto DPC sono in grado di prevedere in anticipo l’arrivo delle condizioni a rischio per la salute e si basano su modelli città specifici che identificano le condizioni climatiche oppressive ed il loro impatto sulla salute. Forniscono previsioni fino a 72 ore di anticipo dell’arrivo di masse d’aria a rischio per la salute e consentono, quindi, di concentrare gli interventi di prevenzione nei giorni di allarme/emergenza nei confronti dei soggetti più esposti.

Principali attività e metodologia di lavoro

Il progetto prevede una serie di attività specifiche, tra cui:

- definire piani operativi differenziati coordinati a livello centrale e locale per la gestione delle condizioni di rischio climatico

- definire metodologie per l’identificazione dei gruppi di popolazione ad alto rischio a cui rivolgere gli interventi di prevenzione (anagrafe dei suscettibili)

- costituire una banca dati nazionale su indicatori di esposizione e indicatori di effetto per la sorveglianza epidemiologica

- valutare l’efficacia dei sistemi di allarme HHWW e degli interventi di prevenzione.

La realizzazione del progetto si fonda su tre componenti principali:

- Flusso informativo per la comunicazione del rischio basato sui sistemi HHWW.
Il flusso consiste nella diffusione, attraverso la rete di istituzioni e servizi socio-sanitari coinvolti nelle attività di prevenzione a livello locale, del bollettino di allarme sviluppato per la previsione delle condizioni meteorologiche a rischio per la salute (Progetto DPC).
Per ogni città, i modelli HHWWS vengono elaborati a livello centrale e i risultati sono riportati in un bollettino sintetico che contiene le previsioni meteorologiche riassuntive ed un livello di allarme graduato per i tre giorni successivi. Ogni giorno sono prodotti e trasmessi tempestivamente via e-mail al Ministero della Salute, i bollettini relativi ad ogni città che vengono resi pubblici attraverso la pubblicazione sul sito web del Dipartimento della Protezione Civile. Per ogni città è identificato un centro di riferimento locale (Comune, ASL, centro locale della Protezione Civile) responsabile del flusso informativo a livello locale e del coordinamento del piano di prevenzione nelle situazioni di allarme/emergenza. I centri operano in modo coordinato a livello nazionale e, a loro volta, hanno il compito di coordinare efficacemente i diversi attori coinvolti a livello locale nel piano di prevenzione: i Comuni (Assessorato per i servizi sociali, associazioni di volontariato), le Aziende Sanitarie Locali (Dipartimenti di prevenzione e Dipartimenti di assistenza per anziani) e i centri locali della Protezione Civile.

- Definizione di piani operativi differenziati per la gestione delle situazioni di rischio climatico. Verranno elaborati piani operativi differenziati in base ai diversi livelli di rischio climatico previsti e in base al profilo di rischio dell’area considerata.

- Identificazione delle persone ad alto rischio a cui rivolgere gli interventi di prevenzione.
I servizi locali sia sanitari (ASL) sia socio-assistenziali (Comune) dispongono di sistemi informativi (archivi nominativi degli assistiti, dei ricoveri, delle prestazioni ambulatoriali, delle prescrizioni farmaceutiche, delle esenzioni dal contributo sanitario per patologia, dell’invalidità civile, dell’assistenza domiciliare etc.) che, opportunamente integrati, verranno utilizzati per la definizione di una anagrafe dei suscettibili che rappresenta uno degli strumenti utili per mirare gli interventi preventivi e di assistenza.


Come vivere il caldo, opuscoli del Ministero della Salute

Opuscoli in formato pdf

- Raccomandazioni per il personale che assiste gli anziani a casa


- Inglese: Handbook on home care for the elderly

- Francese: Manuel pour l’aide à domicile des personnes âgées

- Spagnolo: Manual para quién asiste ancianos a domicilio 

- Rumeno: Manual pentru cei care asistă persoanele în vârstă la domiciliu

- Russo: Руководство для тех, кто ухаживает за пожилыми людьми в семьях

- Polacco: Poradnik dla opiekujących się osobami starszymi w domach
 
- Raccomandazioni per i responsabili e il personale delle strutture che ospitano anziani per la prevenzione dei problemi di salute legati alle ondate di calore
 
- Informazioni e raccomandazioni per il Medico di medicina generale
 
- Consigli alla popolazione per affrontare le ondate di calore
 
- Estate sicura come vincere il caldo
 
- Quando fa molto caldo    



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Ministero della Salute: I Centri Cardiovascolari

Quaderno n. 1 - Gennaio-Febbraio 2010

Criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale nell’assistenza alle malattie del sistema cardiovascolare

Scarica la Rivista in pdf

Anoressia: caccia ai siti che inneggiano all'autodistruzione

Il progetto contro i disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù fa parte di un programma di lavoro promosso congiuntamente dal Ministero della Salute e dal Ministero della Gioventù, avente per obiettivo la promozione di azioni di assistenza e prevenzione per le giovani generazioni.

Il progetto è stato collocato nell’area Media e web (Prevenzione Media, giornali, tv e Web), per l’azione informativa e di prevenzione che svolge sulla rete internet, come risposta al dilagare dei siti pro-ana e pro-mia presenti sulla rete soprattutto per opporsi alla cattiva informazione veicolata ad adolescenti e giovani. In questi siti infatti l’anoressia viene rappresentata alla stregua di una “divinità” a cui le adolescenti si possono, o meglio, si devono immolare. Si aderisce ad un “culto” che prevede “il decalogo dell’anoressica”, la preghiera ad “ana” e altre terribili modalità di relazione, aventi in definitiva come obiettivo finale l’autodistruzione della persona coinvolta.

L’attenzione posta dal progetto al rapporto tra disturbi del comportamento alimentare e internet ha fatto sì che anche i media iniziassero a occuparsi del fenomeno. Il progetto si è mosso lungo tre principali direttrici di lavoro: creazione del sito; creazione e pubblicazione di contenuti; monitoraggio dei siti pro-ana e pro-mia; intercettazione bisogni clinici. La progettazione, la creazione e la gestione di questo spazio è stata possibile grazie alla costituzione di un team di progetto composto da comunicatori, informatici, e soprattutto psicologi. In questo modo, collaborando in maniera multidisciplinare, è stato realizzato il sito www.timshel.it. Il sito in linea dal giugno 2008 si è subito qualificato come un sito di riferimento. Le pagine viste fino luglio 2009 sono state 105.469 con una media giornaliera di 1.099 pagine, 18.775 i visitatori.