google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Che cos'è l'andropausa?

Andropausa è un termine coniato in epoche recenti per indicare il naturale esaurimento delle capacità riproduttive maschili in età avanzata. Questo neologismo richiama la menopausa femminile in maniera piuttosto evidente, anche se il suffisso "pausa" mal si addice al declino delle capacità procreative dell'uomo. Il tipico profilo ormonale di un individuo in andropausa si instaura infatti in maniera tutt'altro che drastica, scontata o repentina, mentre nella donna la menopausa è un processo ben definito, una tappa obbligata che inizia con la scomparsa del ciclo mestruale e si accompagna ad un rapido calo della produzione di estrogeni.

Per l'uomo non possiamo quindi parlare a tutti gli effetti di vera e propria "cessazione" delle capacità riproduttive; piuttosto, l'andropausa andrebbe descritta come un processo parafisiologico (quindi per molti aspetti normale), che si manifesta con estrema variabilità nella popolazione. Il termine, non c'è dubbio, rende l'idea, ma proprio in virtù di queste considerazioni la stessa esistenza dell'andropausa è stata per molto tempo, e spesso ancora oggi, messa in discussione.

L'andropausa "vera", intesa come la completa perdita della capacità procreativa, non si manifesta in tutti gli uomini, ma solo in un numero limitato di individui; si tratta infatti di un fenomeno soggettivo, dal momento che numerosi fattori ambientali (sovrappeso, sedentarietà, tabagismo ed eccessi di vario tipo) possono incidere in maniera sostanziale sulla fertilità maschile. Nella comunità medica, in riferimento all'andropausa, si preferisce quindi parlare di PADAM, acronimo anglosassone derivato da "Partial Androgen Deficiency in Aging Male", ossia "sindrome da parziale carenza di androgeni nella terza età". Altri autori, meno permessivi, eliminano il carattere di parzialità e parlano semplicemente di ADAM (Androgen Deficiency in Aging Male o sindrome da insufficienza androgenica in età anziana).

L'ANDROPAUSA, anche se intesa nel suo significato più ampio, NON è una malattia, bensì un processo parafisiologico che si manifesta con estrema variabilità.

Cause dell'andropausa e fattori di rischio

L'ineluttabile fenomeno dell'invecchiamento si accompagna ad un progressivo calo della testosteronemia, cioè dei livelli sierici di testosterone. Un declino, questo, in realtà piuttosto lento e progressivo, che inizia inesorabilmente intorno ai 25/30 anni di età e si correla inversamente con il BMI. In altre parole, tanto più grave è la propria condizione di sovrappeso e tanto maggiori sono le probabilità che l'andropausa bussi alla porta, anche in età relativamente precoce. Il rischio, in particolare, diviene consistente dalla sesta decade di vita in poi.

Esaminando i risultati di ampi studi popolazionistici, a partire dai 25/30 anni di età, la sintesi giornaliera di testosterone diminuisce dell'1-2% all'anno, tanto da risultare pressoché dimezzata intorno ai 70/80 anni. Oltre a quelli del testosterone, nell'andropausa diminuiscono sensibilmente anche i livelli degli altri androgeni, come il diidrotestosterone (DHT), il DHEA e l'androstenedione.

Nell'uomo, la sintesi di testosterone è affidata alle cellule testicolari del Leydig, la cui riduzione numerica è tipicamente correlata all'andropausa; non a caso, il volume testicolare di un anziano è normalmente ridotto rispetto a quello di un soggetto giovane. Anche il centro ipofisario che dirige la sintesi di testosterone attraverso il rilascio di LH, può dimostrarsi deficitario. In particolare, la diminuita ampiezza della pulsatilità di tale ormone - a sua volta controllata dal GnRH ipotalamico (ormone per il rilascio delle gonadotropine) - è tipica della senescenza. Ricordiamo brevemente che la pulsatilità è quel fenomeno per cui un ormone non viene secreto in maniera costante nel tempo, bensì ad ondate di intensità e ampiezza variabile, ripetute ad intervalli di tempo più o meno regolari (nella donna la pulsatilità del GnRH è fortemente correlata alle varie fasi del ciclo mestruale, mentre nell'uomo è relativamente costante). Proprio per questa pulsatilità, nel giovane i livelli sierici di testosterone presentano un classico andamento circadiano (più alti al mattino ed inferiori alla sera), che tende ad appiattirsi fino a scomparire nell'anziano.

Il termine medico utilizzato per descrivere l'insufficiente sintesi di testosterone da parte del testicolo non è "andropausa", bensì "ipogonadismo". Nell'andropausa si ha sempre ipogonadismo, ma non è valida la relazione opposta, poiché questa situazione clinica può manifestarsi anche in giovane età. Pertanto, anziché ricondurre eventuali sintomi dell'andropausa al naturale processo di invecchiamento e rassegnarsi ad esso, è bene sottoporli all'attenzione di un andrologo. Le possibili cause di ipogonadismo sono infatti numerose e ancor di più sono quelle responsabili della sua manifestazione più nota e temuta: la disfunzione erettile.

Un ultimo appunto di carattere fisiologico va fatto sulla differenza tra testosterone totale e testosterone libero. Ques'ultimo costituisce senza dubbio l'elemento diagnostico più importante, poiché esprime la frazione di testosterone "sganciata" dalle proteine di trasporto, e come tale libera di espletare la propria azione (è la forma attiva dell'ormone). Viceversa, il testosterone legato alle proteine di trasporto è di fatto biologicamente inattivo; per questo, bassi livelli di testosteronemia totale non sono necessariamente indice di ipogonadismo o andropausa, mentre il riscontro di un serio deficit di testosterone libero reiterato nel tempo ha carattere "patognomico". Andrebbe inoltre valutata la sensibilità cellulare all'azione degli androgeni, influenzata soprattutto dal numero di recettori a livello del nucleo e, in misura inferiore, del plasmalemma.

Ondate di calore: quali sono i rischi per la salute

Cosa sono

Le ondate di calore (in inglese heat-waves) sono condizioni meteorologiche estreme che si verificano durante la stagione estiva, caratterizzate da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, che possono durare giorni o settimane

Nelle grandi città il clima è più caldo rispetto alle zone rurali vicine. Il fenomeno è detto “isola di calore” (urban heat island) è dovuto soprattutto al maggior assorbimento di energia solare da parte delle superfici asfaltate e del cemento degli edifici

Rischi per la salute

Il caldo causa problemi alla salute nel momento in cui altera il sistema di regolazione della temperatura corporea. Normalmente, il corpo si raffredda sudando, ma in certe condizioni fisiche e ambientali questo non è sufficiente. Se, ad esempio, l’umidità è molto elevata, il sudore non evapora rapidamente e il calore corporeo non viene eliminato efficacemente. La temperatura del corpo, quindi, aumenta rapidamente e può arrivare a danneggiare diversi organi vitali e il cervello stesso.

Chi è più a rischio?

- Le persone anziane hanno condizioni fisiche generalmente più compromesse e l’organismo può essere meno efficiente nel compensare lo stress da caldo e rispondere adeguatamente ai cambiamenti di temperatura; tra questi chi soffre di malattie cardiovascolari, di ipertensione, di patologie respiratorie croniche, di insufficienza renale cronica, di malattie neurologiche è a maggior rischio.

- Le persone non autosufficienti poiché dipendono dagli altri per regolare l’ambiente in cui si trovano e per l’assunzione di liquidi

- Le persone che assumono regolarmente farmaci che possono compromettere la termoregolazione fisiologica o aumentare la produzione di calore.

- I neonati e i bambini piccoli per la ridotta superficie corporea e la mancanza di una completa autosufficienza, possono essere esposti al rischio di un aumento eccessivo della temperatura corporea e ad una disidratazione, con possibili conseguenze dannose sul sistema cardiocircolatorio, respiratorio e neurologico.

- Chi fa esercizio fisico o svolge un lavoro intenso all’aria aperta può disidratarsi più facilmente degli altri.

- I problemi di salute legati al caldo possono presentarsi con sintomi minori, come crampi, lipotimia ed edemi, o di maggiore gravità, come il colpo di calore, la congestione, la disidratazione.

CRAMPI

Sono causati da uno squilibrio elettrolitico oppure da una carenza di sodio, dovuta alla perdita di liquidi, oppure derivano da una insufficienza venosa, spesso associata ad edema alle caviglie.

Nel primo caso (squilibrio elettrolitico), i crampi si verificano negli anziani che assumono pochi liquidi o in persone che svolgono attività fisica senza reintegrare a sufficienza i liquidi persi con la sudorazione.

Nel secondo caso (carenza di sodio), i crampi compaiono in persone non acclimatate che, pur bevendo a sufficienza, non reintegrano i sali minerali persi.

In questo caso, le persone possono presentare, oltre ai crampi anche altri sintomi come cefalea, stanchezza e affaticamento, e vanno reidratate con una abbondante assunzione di acqua.

Nella malattia venosa degli arti inferiori i crampi compaiono spesso durante la notte o dopo una prolungata stazione eretta. In questo caso è consigliabile far assumere al paziente una posizione con gli arti superiori sollevati di almeno 4 cm rispetto al cuore, rinfrescando con acqua fredda gli arti inferiori.

EDEMA

L’edema è la conseguenza di una vasodilatazione periferica prolungata, che causa un ristagno di sangue nelle estremità inferiori che, con l’aumento della pressione intravasale, provoca un travaso di liquidi nell’interstizio. Un rimedio semplice ed efficace è tenere le gambe sollevate ed eseguire di tanto in tanto dei movimenti dolci per favorire il reflusso venoso, oppure, effettuare delle docce fredde agli arti inferiori, dal basso verso l’alto e dall’interno verso l’esterno sino alla sommità della coscia. Si tratta comunque di un sintomo da non sottovalutare poiché può essere associato a scompenso cardiaco.

LIPOTIMIA

La lipotimia (svenimento) è caratterizzata da un’improvvisa perdita della coscienza.

La causa è un calo di pressione arteriosa dovuto al ristagno di sangue nelle zone periferiche con conseguente diminuzione dell’apporto di sangue al cervello.

Lo svenimento può essere prevenuto se, ai primi sintomi, quali vertigini, sudore freddo, offuscamento visivo o secchezza delle fauci, si fa assumere al paziente una posizione distesa, con le gambe sollevate rispetto al cuore.

STRESS DA CALORE

E' un sintomo di maggiore gravità e si manifesta con un senso di leggero disorientamento, malessere generale, debolezza, nausea, vomito, cefalea, tachicardia ed ipotensione, oliguria, confusione, irritabilità. La temperatura corporea può essere leggermente elevata ed è comune una forte sudorazione. Se non viene diagnosticato e trattato immediatamente, può progredire fino al colpo di calore.

La diagnosi può essere facilmente confusa con quella di una malattia virale.

Il trattamento d’urgenza consiste nello spostare la persona in un ambiente fresco e reintegrare i liquidi mediante bevande ricche di sali minerali e zuccheri. Nei casi più gravi, la persona deve essere rinfrescata togliendo gli indumenti, bagnandola con acqua fresca o avvolgendo il corpo in un lenzuolo bagnato.

COLPO DI CALORE

E' la condizione più grave e rappresenta una condizione di emergenza vera e propria. Il ritardato o mancato trattamento può portare anche al decesso.

Il colpo di calore avviene quando la fisiologica capacità di termoregolazione è compromessa e la temperatura corporea raggiunge valori intorno ai 40°C. Si può presentare con iperventilazione, anidrosi, insufficienza renale, edema polmonare, aritmie cardiache, sino allo shock accompagnato da delirio che può progredire sino alla perdita di coscienza.

Il colpo di calore richiede, specie se colpisce neonati od anziani, l’immediato ricovero in ospedale. In attesa dell’arrivo dell’ambulanza, bisogna spogliare e ventilare il malato, rinfrescarlo bagnandolo con acqua fresca e applicare impacchi di acqua fredda sugli arti.

CONGESTIONE

La congestione è dovuta all'introduzione di bevande ghiacciate in un organismo surriscaldato, durante o subito dopo i pasti.
L'eccessivo afflusso di sangue all’ addome può rallentare o bloccare i processi digestivi.
I primi sintomi sono costituiti da sudorazione e dolore toracico.

- Sospendere ogni attività.

- Far sedere o sdraiare l'infortunato in un luogo caldo e asciutto.

- Se in poco tempo la congestione non si risolve è necessario consultare un medico.

DISIDRATAZIONE

La disidratazione è una condizione che si instaura quando la quantità di acqua persa dall’organismo è maggiore di quella introdotta.
Normalmente si assumono circa 1,5 litri di acqua al giorno, grazie allo stimolo della sete.
L’organismo si disidrata e incomincia a funzionare male quando:

- è richiesta una quantità di acqua maggiore come in caso di alte temperature ambientali

- si perdono molti liquidi, come in caso di febbre, vomito e diarrea

- una persona non assume volontariamente acqua a sufficienza.

I sintomi principali sono:

sete, debolezza, vertigini, palpitazioni, ansia, pelle e mucose asciutte, ipotensione

EFFETTI SULLA PRESSIONE ARTERIOSA

Le persone ipertese e i cardiopatici, soprattutto se anziani, ma anche molte persone sane, possono manifestare episodi di diminuzione della pressione arteriosa, soprattutto nel passare dalla posizione sdraiata alla posizione in piedi (ipotensione ortostatica).

In questi casi, è consigliabile:

- evitare il brusco passaggio dalla posizione orizzontale a quella verticale, che potrebbe causare anche perdita di coscienza

- non alzarsi bruscamente dal letto, soprattutto nelle ore notturne, ma fermarsi in posizioni intermedie (esempio: seduti al bordo del letto per alcuni minuti) prima di alzarsi in piedi.

Per approfondire, consulta le domande più frequenti sull'emergenza caldo

Cosa fare

Il medico di famiglia, il servizio di continuità assistenziale, il servizio di emergenza sanitaria 118. Questi i presidi a cui rivolgersi in caso di problemi di salute

Alcune misure semplici ma importanti da mettere in pratica durante le giornate più calde dell’estate per migliorare il clima delle abitazioni e contrastare i rischi per la salute e la sicurezza delle persone più fragili

Dove andare in vacanza? Che sport praticare? La documentazione da portare con sé, la lista dei farmaci prescritti o da assumere in casi particolari e alcuni consigli per chi viaggia in Italia o all’estero

Nei giorni più afosi dell’estate molte condizioni di disagio o malessere fisico possono essere ridotte o prevenute. Ecco alcuni suggerimenti utili rivolti alle persone anziane con problemi di salute, ai loro familiari e al personale sanitario

Consigli degli esperti

Il clima caldo mette in funzione meccanismi omeostatici (di autoregolazione) dell’apparato cardiovascolare che hanno lo scopo finale di mantenere una giusta temperatura corporea. Tali meccanismi non riescono tuttavia a proteggere efficacemente i soggetti anziani e le persone affette da malattie croniche dell’apparato cardiocircolatorio

Il caldo può essere pericoloso e procurare problemi di salute alle persone con malattie respiratorie, soprattutto affette da broncopatie cronico ostruttive (BPCO) e asma. Quando la temperatura dell’aria sale oltre certi valori e aumenta anche la quantità massima di vapore d’acqua che l’aria stessa contiene, si ha una netta sensazione di difficoltà di respirazione, detta anche “sensazione di afa” (l’impressione è quella di respirare nell’acqua!)

Azioni del Ministero della Salute

A partire dall'estate 2005 il Ministero della Salute e il Centro per la prevenzione e controllo delle malattie (CCM) hanno sviluppato un programma di lavoro, volto a limitare l'impatto sulla salute delle ondate di calore.

Il progetto va a integrarsi con le attività sviluppate nell’ambito di un analogo progetto attivato nel 2004 dal Dipartimento della Protezione Civile; in aggiunta agli obiettivi comuni di implementazione dei sistemi di allarme Heat Health Watch Warning System - HHWWS e dei sistemi rapidi della mortalità estiva, il progetto CCM, giunto alla sua seconda fase (2009-2011) è finalizzato a consolidare la rete dei servizi e delle attività di prevenzione implementate a livello locale e valutare l’efficacia degli interventi mirati a ridurre l’impatto delle ondate di calore sulla salute di sottogruppi di popolazione ad alto rischio. Il progetto, inoltre, ha il compito di elaborare piani organizzativi di intervento differenziati per livello di rischio climatico e per profilo di rischio dell’area considerata (aree a rischio elevato, aree a rischio medio-alto, aree a basso rischio).

Nell’estate 2010 il sistema HHWWS è operativo dal 15 maggio al 15 settembre 2010 in 27 città italiane (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo).

I sistemi Heat Health Watch Warning System - HHWWS, del progetto DPC sono in grado di prevedere in anticipo l’arrivo delle condizioni a rischio per la salute e si basano su modelli città specifici che identificano le condizioni climatiche oppressive ed il loro impatto sulla salute. Forniscono previsioni fino a 72 ore di anticipo dell’arrivo di masse d’aria a rischio per la salute e consentono, quindi, di concentrare gli interventi di prevenzione nei giorni di allarme/emergenza nei confronti dei soggetti più esposti.

Principali attività e metodologia di lavoro

Il progetto prevede una serie di attività specifiche, tra cui:

- definire piani operativi differenziati coordinati a livello centrale e locale per la gestione delle condizioni di rischio climatico

- definire metodologie per l’identificazione dei gruppi di popolazione ad alto rischio a cui rivolgere gli interventi di prevenzione (anagrafe dei suscettibili)

- costituire una banca dati nazionale su indicatori di esposizione e indicatori di effetto per la sorveglianza epidemiologica

- valutare l’efficacia dei sistemi di allarme HHWW e degli interventi di prevenzione.

La realizzazione del progetto si fonda su tre componenti principali:

- Flusso informativo per la comunicazione del rischio basato sui sistemi HHWW.
Il flusso consiste nella diffusione, attraverso la rete di istituzioni e servizi socio-sanitari coinvolti nelle attività di prevenzione a livello locale, del bollettino di allarme sviluppato per la previsione delle condizioni meteorologiche a rischio per la salute (Progetto DPC).
Per ogni città, i modelli HHWWS vengono elaborati a livello centrale e i risultati sono riportati in un bollettino sintetico che contiene le previsioni meteorologiche riassuntive ed un livello di allarme graduato per i tre giorni successivi. Ogni giorno sono prodotti e trasmessi tempestivamente via e-mail al Ministero della Salute, i bollettini relativi ad ogni città che vengono resi pubblici attraverso la pubblicazione sul sito web del Dipartimento della Protezione Civile. Per ogni città è identificato un centro di riferimento locale (Comune, ASL, centro locale della Protezione Civile) responsabile del flusso informativo a livello locale e del coordinamento del piano di prevenzione nelle situazioni di allarme/emergenza. I centri operano in modo coordinato a livello nazionale e, a loro volta, hanno il compito di coordinare efficacemente i diversi attori coinvolti a livello locale nel piano di prevenzione: i Comuni (Assessorato per i servizi sociali, associazioni di volontariato), le Aziende Sanitarie Locali (Dipartimenti di prevenzione e Dipartimenti di assistenza per anziani) e i centri locali della Protezione Civile.

- Definizione di piani operativi differenziati per la gestione delle situazioni di rischio climatico. Verranno elaborati piani operativi differenziati in base ai diversi livelli di rischio climatico previsti e in base al profilo di rischio dell’area considerata.

- Identificazione delle persone ad alto rischio a cui rivolgere gli interventi di prevenzione.
I servizi locali sia sanitari (ASL) sia socio-assistenziali (Comune) dispongono di sistemi informativi (archivi nominativi degli assistiti, dei ricoveri, delle prestazioni ambulatoriali, delle prescrizioni farmaceutiche, delle esenzioni dal contributo sanitario per patologia, dell’invalidità civile, dell’assistenza domiciliare etc.) che, opportunamente integrati, verranno utilizzati per la definizione di una anagrafe dei suscettibili che rappresenta uno degli strumenti utili per mirare gli interventi preventivi e di assistenza.


Come vivere il caldo, opuscoli del Ministero della Salute

Opuscoli in formato pdf

- Raccomandazioni per il personale che assiste gli anziani a casa


- Inglese: Handbook on home care for the elderly

- Francese: Manuel pour l’aide à domicile des personnes âgées

- Spagnolo: Manual para quién asiste ancianos a domicilio 

- Rumeno: Manual pentru cei care asistă persoanele în vârstă la domiciliu

- Russo: Руководство для тех, кто ухаживает за пожилыми людьми в семьях

- Polacco: Poradnik dla opiekujących się osobami starszymi w domach
 
- Raccomandazioni per i responsabili e il personale delle strutture che ospitano anziani per la prevenzione dei problemi di salute legati alle ondate di calore
 
- Informazioni e raccomandazioni per il Medico di medicina generale
 
- Consigli alla popolazione per affrontare le ondate di calore
 
- Estate sicura come vincere il caldo
 
- Quando fa molto caldo    



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Ministero della Salute: I Centri Cardiovascolari

Quaderno n. 1 - Gennaio-Febbraio 2010

Criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale nell’assistenza alle malattie del sistema cardiovascolare

Scarica la Rivista in pdf

Anoressia: caccia ai siti che inneggiano all'autodistruzione

Il progetto contro i disturbi del comportamento alimentare dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù fa parte di un programma di lavoro promosso congiuntamente dal Ministero della Salute e dal Ministero della Gioventù, avente per obiettivo la promozione di azioni di assistenza e prevenzione per le giovani generazioni.

Il progetto è stato collocato nell’area Media e web (Prevenzione Media, giornali, tv e Web), per l’azione informativa e di prevenzione che svolge sulla rete internet, come risposta al dilagare dei siti pro-ana e pro-mia presenti sulla rete soprattutto per opporsi alla cattiva informazione veicolata ad adolescenti e giovani. In questi siti infatti l’anoressia viene rappresentata alla stregua di una “divinità” a cui le adolescenti si possono, o meglio, si devono immolare. Si aderisce ad un “culto” che prevede “il decalogo dell’anoressica”, la preghiera ad “ana” e altre terribili modalità di relazione, aventi in definitiva come obiettivo finale l’autodistruzione della persona coinvolta.

L’attenzione posta dal progetto al rapporto tra disturbi del comportamento alimentare e internet ha fatto sì che anche i media iniziassero a occuparsi del fenomeno. Il progetto si è mosso lungo tre principali direttrici di lavoro: creazione del sito; creazione e pubblicazione di contenuti; monitoraggio dei siti pro-ana e pro-mia; intercettazione bisogni clinici. La progettazione, la creazione e la gestione di questo spazio è stata possibile grazie alla costituzione di un team di progetto composto da comunicatori, informatici, e soprattutto psicologi. In questo modo, collaborando in maniera multidisciplinare, è stato realizzato il sito www.timshel.it. Il sito in linea dal giugno 2008 si è subito qualificato come un sito di riferimento. Le pagine viste fino luglio 2009 sono state 105.469 con una media giornaliera di 1.099 pagine, 18.775 i visitatori.
 

Cellule staminali: nuova ordinanza sul cordone ombelicale

Il Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali ha emanato il 26 febbraio 2009 l’ordinanza “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale”, entrata in vigore il 1° marzo 2009.
Il 18 marzo, inoltre, i sottosegretari alla Salute Eugenia Roccella e Ferruccio Fazio hanno presentato alla stampa il documento “Uso appropriato delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale” ed un glossario finalizzato a fornire definizioni scientificamente corrette e comprensibili per il lettore meno esperto.
Nel corso della conferenza stampa è stata affermata l'importanza della donazione del sangue da cordone ombelicale ad uso allogenico, ottenuto da un donatore e idoneo per l'infusione in un'altra persona.
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche rappresenta una terapia salvavita consolidata e di grande successo per la cura di numerose e gravi malattie del sangue.
La possibilità di effettuare trapianti con sangue da cordone ombelicale ha portato alla istituzione di apposite banche; in Italia le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all'interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività nel rispetto degli standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale e internazionale.
La rete nazionale italiana è attualmente composta da 18 banche ed è coordinata dal Centro Nazionale Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti.
L’ordinanza afferma il principio che la conservazione del sangue da cordone ombelicale rappresenta un interesse primario per il servizio sanitario nazionale.
Autorizza la conservazione per uso allogenico (cioè in favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate), a fini solidaristici, in strutture pubbliche a ciò dedicate.
E’ consentita, inoltre, la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso dedicato al neonato stesso o a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta, “per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria”.
La conservazione per uso personale è permessa anche nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie genetiche per le quali risulti clinicamente appropriato l'utilizzo di tali cellule.
In questi casi si tratta di “donazione dedicata” e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in ragione della sua patologia.
La conservazione, autorizzata dalle Regioni e senza oneri a carico dei richiedenti, avviene nelle strutture trasfusionali pubbliche ed in quelle indicate dalla legge 219/2005.
E’ vietata l’istituzione di banche per tale conservazione presso strutture sanitarie private e ogni forma di pubblicità ad esse connessa.
L'ordinanza prevede che entro il 31 dicembre 2009 venga disciplinata, con decreto del ministero del Lavoro, la conservazione di sangue cordonale per uso autologo ''sulla base di indicazioni appropriate sostenute da evidenze scientifiche consolidate''.

Esportazione di campioni di sangue all’estero

Rimane in vigore la possibilità di esportare presso strutture estere campioni di sangue da cordone ombelicale per uso autologo (personale), per i soggetti interessati che ne fanno richiesta, se autorizzati dal ministero.
La richiesta di autorizzazione, contenente tutte le informazioni indicate nel modulo allegato all’ ordinanza (tra cui i dati anagrafici dei genitori richiedenti, idonea certificazione della struttura ove viene raccolto il campione) deve pervenire al seguente indirizzo:

Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali- Direzione generale della prevenzione sanitaria - Ufficio VIII - Via Giorgio Ribotta, 5 - 00144 Roma, a mezzo raccomandata, in tempo utile e comunque almeno entro i tre giorni lavorativi precedenti la data di spedizione del campione di sangue cordonale.

La conservazione presso banche operanti all'estero, quando ricorrono i requisiti indicati e previo consulto con il Centro Nazionale Trapianti, avviene a spese dei richiedenti.

Fonte: Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali
Redazione Internet - Maddalena Baldi (m.baldi@governo.it)

Nuove regole per gli alimenti per l'infanzia

A partire dal 22 luglio 2009 gli alimenti per lattanti, cioè per bambini fino a un anno di età, e gli alimenti di proseguimento destinati alla prima infanzia, posso essere messi in commercio solo se conformi alle disposizioni fissate nel decreto 82/09 emanato dal ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali, di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, in attuazione della direttiva 2006/141/CE.
Il regolamento, pubblicato nella G.U. n.155 del 7 luglio 2009, stabilisce le prescrizioni relative non solo alla commercializzazione ma anche alla produzione, composizione, etichettatura e pubblicità di questi alimenti.
Prevista, inoltre, da parte dei due ministeri, un’attività di monitoraggio sui prezzi di vendita degli alimenti per lattanti e una campagna sulla corretta alimentazione dei più piccoli, tesa anche a tutelare e valorizzare l’allattamento al seno, favorendo una corretta informazione al riguardo e l’adozione di corsi preparatori ed altre iniziative educative. Il regolamento, inoltre, prevede una vigilanza affinché, al momento della dimissione dai reparti maternità non vengano forniti in omaggio prodotti e materiali in grado di interferire con l’allattamento al seno; sarà contrastata ogni forma di pubblicità, anche occulta, di comportamenti che sconsigliano il ricorso al latte materno.

Composizione degli alimenti

Alimenti per lattanti e alimenti di proseguimento devono essere fabbricati utilizzando le fonti proteiche e secondo i criteri di composizione indicati nelle tabelle allegate al decreto; devono richiedere, per essere pronti per il consumo, unicamente l’aggiunta di acqua.
Per eventuali altri ingredienti, oltre alle fonti proteiche, l’idoneità alle particolare esigenze nutritive dei più piccoli deve essere confermata da dati scientifici universalmente riconosciuti. Escluso in ogni caso l’uso di materiale derivato da organismi geneticamente modificati, mentre la presenza di residui di singoli prodotti fitosanitari deve essere strettamente contenuta nei limiti indicati. Nessun prodotto può essere commercializzato o presentato come idoneo a soddisfare il fabbisogno nutritivo nei primi sei mesi di vita, se non gli alimenti per lattanti.

Fonte: Decreto n.82 del 9 aprile 2009

Ordinanza che regola l'uso degli additivi negli alimenti

Chiunque operi nel settore della ristorazione deve assicurare la corretta informazione ai consumatori sull'aggiunta di additivi e di miscele di additivi nelle preparazioni alimentari effettuate, nonché sull’eventuale presenza di allergeni. Tali informazioni devono essere rese immediatamente disponibili a richiesta dell'Autorità sanitaria. E' quanto prevede l'ordinanza del ministero della Salute che detta "Misure urgenti in merito alla tutela della salute del consumatore con riguardo al settore della ristorazione" pubblicata nella G.U. n. 40 del 18 febbraio 2010.
Il provvedimento, in vigore dal giorno stesso della pubblicazione, disciplina l’utilizzo degli additivi e delle sostanze gassose nella ristorazione; nasce in seguito alle verifiche condotte da parte dei NAS (nuclei anti sofisticazione) su tutto il territorio nazionale in merito all’utilizzo, da parte di alcuni ristoratori, di miscele di additivi.
Obiettivo, garantire la sicurezza degli alimenti utilizzati nel settore. “Gli operatori del settore della ristorazione” afferma il sottosegretario alla Salute Martini in una nota “dovranno controllare le caratteristiche delle sostanze e degli ingredienti impiegati nella preparazione dei pasti informando adeguatamente il consumatore, in particolar modo per quanto riguarda la possibile presenza di allergeni”.

In base all’ordinanza, valida fino al 31 dicembre 2010, a chi opera nel settore della ristorazione è vietato:

- detenere e impiegare additivi e miscele di additivi alimentari per i quali la normativa vigente ha stabilito campi e dosi massime di impiego, fatto salvo l'impiego di edulcoranti, a condizione che sia garantita la corretta informazione;

- detenere e impiegare sostanze in forma gassosa ad eccezione degli additivi alimentari per i quali non sono previste dosi massime, fermo restando le norme vigenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

L'impiego di additivi alimentari e loro miscele, per i quali la normativa vigente non ha stabilito dosi massime, è assoggettato al rispetto della normativa (Reg. CE n. 852/2004) nonché all'obbligo di informazione del consumatore.
Con un comunicato del 14 aprile 2010, il Sottosegretario Martini ha espresso soddisfazione per la lettera con cui la F.I.C., Federazione italiana cuochi, condivide il contenuto dell’ordinanza che disciplina il settore. “L’utilizzo di interventi chimici o di alcune sostanze per alterare l’aspetto, l’estetica ed il sapore dei cibi”, si afferma nella lettera , “non giova alla reale natura della nostra vera e sana cucina” .

Fonte: Ministero della salute