La probabilità di insorgenza della patologia è risultata inversamente proporzionale al consumo: quanto più alte erano le dosi assunte regolarmente, tanto minore il rischio di malattia I soggetti che assumono regolarmente il farmaco ibuprofene hanno un ridotto rischio di sviluppare la malattia di Parkinson: è quanto ha stabilito una ricerca presentata all’annuale Convegno dell'American Academy of Neurology tenutosi a Tronto, in Canada.
Lo studio ha coinvolto 136.474 persone non affette dalla patologia al momento dell’arruolamento, sottoposte a una serie di questionari per analizzare il consumo abituale di farmaci quali aspirina, ibuprofene e acetaminofene, appartenenti alla classe degli antinfiammatori non steroidei (FANS). Dopo sei anni, 293 dei partecipanti hanno sviluppato il Parkinson.
Lo studio ha mostratoche, a prescindere dal consumo di caffeina e dell'abitudine al fumo, i soggetti che assumono regolarmente ibuprofene avevano un rischio di sviluppare la malattia di Parkinson inferiore del 40 per cento rispetto ai controlli. Inoltre, coloro che assumevano alte dosi del farmaco avevano un rischio inferiore a chi ne assumeva di meno.
Lo studio ha mostratoche, a prescindere dal consumo di caffeina e dell'abitudine al fumo, i soggetti che assumono regolarmente ibuprofene avevano un rischio di sviluppare la malattia di Parkinson inferiore del 40 per cento rispetto ai controlli. Inoltre, coloro che assumevano alte dosi del farmaco avevano un rischio inferiore a chi ne assumeva di meno.
"L'ibuprofene è risultato essere l'unico FANS correlato a un minor rischio di Parkinson," ha commentato Xiang Gao, dell'Harvard School of Public Health di Boston, che ha partecipato alla ricerca. "Altri NSAID e analgesici, tra cui l'aspirina e l'acetaminofene, non sembrano avere alcun effetto nel diminuire il rischio individuale della malattia." (fc)