google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Le Infezioni ospedaliere

In un minuto ogni persona in sala operatoria disperde nell‘ambiente circa 1000 batteri tramite la respirazione, i movimenti e la traspirazione. Di conseguenza la carica batterica in sala operatoria aumenta proporzionalmente al numero delle persone presenti ed alla durata dell‘intervento.
In circostanze normali sono necessari 100.000 batteri per provocare un’ infezione chirurgica clinicamente significativa; in situazioni particolari, quando si procede ad interventi chirurgici in pazienti immunodepressi, defedati, anziani, prematuri o in caso di chirurgia protesica, sono sufficienti 100 batteri per sviluppare un processo infettivo o per avere un rigetto.

TOUL FLUSSO LAMINARE

Per affrontare l’aumento delle infezioni ospedaliere e dell’inefficacia della terapia antibiotica verso tutti quei microrganismi multiresistenti è stato creato TOUL, un sistema mobile di flusso d’aria laminare ultrapulita. Al contrario dei sistemi d’aerazione tradizionale, Toul agisce direttamente sul campo operatorio e sul tavolo degli strumenti senza essere ostacolato dalla testa del chirurgo o dalle lampade scialitiche, riducendo fino a 95% la carica batterica sul sito chirurgico e sul tavolo porta ferri senza interferire con il sistema di ventilazione esistente.
La maggior parte delle infezioni della ferita chirurgica viene acquisita durante l’intervento: se una ferita è pulita e asciutta, infatti, nell’arco di poche ore dall’intervento non è più suscettibile all’aggressione da parte di microrganismi. I microrganismi patogeni responsabili di I.O. sono nel 70% dei casi resistenti a uno o più antibiotici! Le infezioni ospedaliere si manifestano con alti tassi di MORBOSITA’ ed incremento della MORTALITA’, contribuendo anche all’aumento dei COSTI di degenza, dei pazienti ospedalizzati. Nonostante la riduzione della durata e del numero dei ricoveri, la frequenza delle infezioni ospedaliere non è generalmente in declino.
Toul tavolo portaferri mantiene la sterilità degli strumenti
Gli strumenti chirurgici sono esposti ai microrganismi senza nessuna protezione: la maggior parte di essi perde la sterilità poco dopo l’inizio dell’intervento. Toul portaferri mantiene la sterilità dei ferri indipendentemente dalla durata dell’ intervento e dalle persone presenti in sala operatoria poichè investito da un flusso d'aria sterile.

Drastica riduzione delle infezioni post-operatorie

In Svezia utilizzano Toul flusso mobile laminare da diversi anni e sono riusciti a ridurre il tasso di infezione postoperatorio sotto lo 0,5%, con un notevole risparmio per l’ospedale. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il tasso di infezioni ospedaliere varia da 5 a 10%.

Cos'è la Dermatologia Omeopatica

La maggior parte dei rimedi farmacologici oggi utilizzati, sono stati introdotti in commercio solamente negli ultimi 50 anni. I medici del passato ricorrevano invece a rimedi naturali (es: estratti di erbe) in quanto la natura dispone di un numero di principi attivi superiore a quello di qualsiasi prontuario farmaceutico.
Nei secoli gli animali hanno imparato da soli a riconoscere le cosiddette “erbe mediche” per difendersi dalle epidemie. Secondo le Sacre Scritture, Dio avrebbe impresso in ogni pianta medicamentosa un “segno di riconoscimento” tale da essere prontamente individuato dagli animali, uomo compreso.
Quest’ultimo però ha imparato nei secoli a isolare dalla natura alcuni principi attivi e a riprodurli sinteticamente in laboratorio, fino a creare alla fine del XX secolo una vera e propria industria mondiale della salute. La ricerca e lo studio di farmaci e malattie, hanno portato ad un crescente allungamento della vita media, forse anche merito della profilassi e di un miglior tenore di vita.
Se sfogliamo un trattato di Dermatologia di appena 60 anni fa osserviamo che per curare le malattie della pelle, il medico ricorreva a rimedi facilmente reperibili in natura (es: decotti di erbe, tintura madre, impacchi e unguenti vegetali). Nel 1953 fu distribuito per la prima volta il “cortisone” in crema riducendo l’enorme prontuario del dermatologo ad un'unica e generica arma farmacologica utile a “reprimere” un pò tutte le dermatosi. Alcune di queste patologie (es: l’herpes simplex nella foto) peggiorano dopo applicazione di cortisone.
L’omeopatia è un approccio terapeutico descritto alla fine del XVIII secolo dal medico tedesco Hahnemann. Essa si basa sull’uso di piccolissime quantità di composti naturali, diluiti in acqua o in alcol. Le metodiche omeopatiche agiscono secondo la “legge dei simili”, grazie alla quale ogni sostanza, opportunamente diluita e dinamizzata, sarebbe in grado di guarire sintomi analoghi a quelli che può causare nell’organismo sano. L’uso di rimedi ad azione simile ai sintomi presentati dal paziente, permetterebbe di rafforzarne le capacità reattive (es: stimolando le difese immunitarie).
La medicina convenzionale agisce contrastando i sintomi della malattia, reprimendo talora anche alcune difese naturali dell’organismo. Secondo l’omeopatia sintomi spiacevoli come febbre, tosse e infiammazione funzionerebbero come naturali meccanismi di difesa e non sempre andrebbero soppressi. Infatti i rimedi omeopatici mirano a favorire le reazioni dell’organismo, stimolandone i processi difensivi.
La medicina ayurvedica (da “ayur” = vita e “veda” = scienza) è la medicina più antica al mondo e la più diffusa dopo quella occidentale. In India ci si accede tramite il servizio sanitario nazionale. A differenza della medicina cosiddetta convenzionale che considera separatamente gli organi del corpo umano, affidandoli ciascuno ad un medico specialista, l’ayurveda considera l’uomo come unica entità facente inoltre parte dell’intero universo. Il medico ayurvedico si occupa della cura dell’intero organismo e non del singolo organo, mantenendo la vita umana al più alto livello sia fisico che spirituale. I rimedi ayurvedici comprendono oltre alla medicina naturale (es: estratti di erbe), anche regimi alimentari equilibrati, massaggi con oli, esercizi yoga e meditazione.
L’obiettivo primario di queste discipline olistiche (hòlos = tutto intero) non è quello di guarire dalle malattie, ma quello di promuovere il benessere fisico, mentale e spirituale, presupposto essenziale non solo per i malati ma anche e soprattutto per le persone sane (psico-immuno-dermatologia).
In futuro sarebbe auspicabile un approccio più olistico alla medicina convenzionale, alla luce delle moderne conoscenze, per non dover più parlare separatamente di “medicina convenzionale” e di “medicina alternativa”, ma di una medicina unica e integrata.

A cura del Dott. Antonio Del Sorbo – Specialista in Dermatologia e Venereologia
Sito web: http://www.ildermatologorisponde.it/

La liposuzione con la Laserlisi

In Italia, la liposuzione è al secondo posto tra gli interventi di chirurgia plastica più praticati dopo l'aumento del seno. Secondo le stime della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica (Sicpre), sono 60mila le persone che, ogni anno, ricorrono al bisturi per farsi aspirare il grasso in eccesso. Dimagrire senza bisturi resta però il sogno della gran parte delle donne, che cercano un modo per eliminare centimetri e cuscinetti senza dover affrontare dolorosi interventi e lunghe convalescenze. La soluzione si chiama laserlisi o laserlipolisi ed è una tecnica che si è affacciata sul mercato un paio di anni fa riscuotendo un enorme successo; perché è semplice, veloce, non lascia tracce e -dettaglio non da poco- costa molto meno di una liposuzione.
«La laserlisi -dice Patrizia Gilardino, chirurgo plastico milanese, socio del Sicpre- si potrebbe definire la liposuzione della pausa pranzo. Si esegue con una semplice seduta ambulatoriale. I risultati in termini di centimetri sono simili a quelli della liposuzione, ma i vantaggi sono numerosi: procura meno lividi ed edemi, è più veloce, è sufficiente solo l'anestesia locale. Anche il decorso post-operatorio è più soft: non serve usare la guaina compressiva, ma bastano delle calze elastiche da portare per un paio di settimane dopo l'intervento. La laserlisi inoltre può essere effettuata in zone off limits alla liposuzione come interno braccia, interno cosce, ginocchia, doppio mento, pancia».
La tecnica è stata introdotta nel 2005: gli studi clinici eseguiti in questi anni ne hanno confermato i vantaggi; tanto che negli Stati Uniti la laserlisi ha ottenuto l'approvazione della rigorosa "Food and drug administration". Il costo dell'operazione varia dai mille ai duemila euro, contro i 4-6mila della liposuzione. In media è sufficiente una sola seduta; nei casi più particolari due, al massimo tre.
Come funziona. La laserlisi distrugge i cuscinetti di grasso al pari della liposuzione, ma con un'azione più dolce e sicura. «Si tratta di una tecnica ambulatoriale in grado di eliminare il grasso superfluo mediante l'utilizzo di energia laser: scalda la pelle dall'interno e "scoppia" il grasso -dice la Gilardino-. L'intervento si esegue in anestesia locale utilizzando una fibra ottica del diametro di un terzo di millimetro, che è introdotta nel cuscinetto adiposo con uno speciale ago. La fibra ottica è collegata ad un laser che lisa le cellule adipose, che poi vengono riassorbite». Il metodo è atraumatico e solitamente non si formano lividi ed ecchimosi, che accompagnano invece la liposuzione. Una seduta dura, in media, 40 minuti: il paziente può lasciare l'ambulatorio subito dopo e non è necessario sospendere l'attività lavorativa. Per un paio di settimane dopo l'intervento è necessario tenere in compressione l'area trattata, in modo da armonizzare il risultato (un collant per le donne, una pancera elastica per i pazienti di sesso maschile).

Patrizia Gilardino - Profilo professionale. Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Milano nel 1988, Patrizia Gilardino si è specializzata nella Scuola di Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell'Università degli Studi di Milano nel 1993. Iscritta all'Ordine dei Medici di Milano dal 1989, ha lavorato fino al 2003 all'Unità Funzionale di Chirurgia Plastica dell'Ospedale Multimedica di Sesto San Giovanni. Esercita la libera professione in diverse strutture milanese: Poliambulatorio della Guardia di Finanza di Milano, Centro Dermatologico Europeo e nel proprio studio di via Colonna, a Milano. È membro della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, della Società di verifica e controllo di qualità, della Società americana di chirurgia plastica e della Società americana per la fototerapia dinamica.

Il trattamento delle Verruche con la Crioterapia

COME SI PRESENTANO: le verruche si presentano come piccole escrescenze cutanee localizzate prevalentemente al viso, mani, pianta dei piedi e genitali. Sono causate da un’infezione da Papillomavirus (nella foto) che gli individui affetti possono a loro volta trasmettere. Pertanto è molto importante individuarle e trattarle tempestivamente. Le verruche del viso (verruche piane) in genere sono meno rilevate di quelle localizzate alle mani (verruche volgari). Le verruche perungueali si localizzano intorno alle unghie e quelle plantari alla pianta del piede. Le verruche anogenitali sono anche denominate condilomi o creste di gallo e possono essere trasmesse anche attraverso i rapporti sessuali.

CREDENZE POPOLARI: la comparsa delle verruche risente della componente immunologica e dei fattori emotivi. In età pediatrica ad esempio, epoca in cui le difese non sono del tutto mature, il decorso può essere più lungo. In altri casi invece possono addirittura sparire senza alcuna terapia, grazie ad un aumento spontaneo delle difese immunitarie. La guarigione spontanea ha generato nel corso della storia tanti luoghi comuni. Non è raro riscontrare che alcuni pazienti prima di rivolgersi al Dermatologo, abbiano sperimentato antiche credenze popolari, come lanciare una manciata di sale doppio nel fuoco, o gettare un fagiolo nel pozzo a mezzanotte, o applicare sulla verruca il terriccio su cui è appena passato un carro funebre, o ancora applicare dell’olio di oliva dopo aver pronunciato le frasi magiche della nonna. Paradossalmente questi sistemi funzionavano e ciò può essere attribuito alla correlazione esistente tra sfera emotiva e sistema immunitario (neuro-endocrino-immunologia). Viceversa quando per svariati motivi, le difese immunitarie sono ridotte (es: in seguito a stress) le verruche resistono maggiormente alla terapia.

QUALI TERAPIE: oggi esistono trattamenti farmacologici in grado di arrestare l’infezione. Ai tempi della Scuola Medica Salernitana (830 d.C), i rimedi consistevano nell’applicazione di sostanze naturali derivate dall’aglio (azione immunomodulante locale) e dal lattice dei fichi (azione cheratolitica). Attualmente il Dermatologo dispone della crioterapia con azoto liquido, una tecnica molto utilizzata, efficace e sicura, con la quale si agisce sullo stato termico della verruca (l’azoto allo stato liquido ha una temperatura di -196°C). A seconda dei casi, il dermatologo può far applicare delle sostanze cheratolitiche come l’acido retinoico (verruche piane) o l’acido salicilico (verruche volgari e plantari). Tra gli altri trattamenti disponibili ricordiamo l’applicazione dei derivati della podofillotossina, la terapia fotodinamica e l’imiquimod 5% in crema (farmaco particolarmente attivo per il trattamento delle verruche localizzate ai genitali esterni).

Dott. Antonio DEL SORBO

Medico Chirurgo – Specialista in Dermatologia e Venereologia
Dottore di Ricerca in Dermatologia Sperimentale


Sito web: http://www.ildermatologorisponde.it/ 

Nuove metodiche diagnostiche nelle malattie a Trasmissione Sessuale

La DERMATOLOGIA GENITALE è la branca dermatologica che si occupa in particolare dello studio, della prevenzione e della cura delle problematiche relative a cute e mucose dei genitali esterni. In Italia essa è praticata da tutti i Medici Specialisti in Dermatologia e Venereologia. Fino a qualche anno fa lo Specialista giungeva alla diagnosi di queste patologie ricorrendo alla propria esperienza clinica, ad un attento esame obiettivo e ad importanti esami di laboratorio specifici per le malattie veneree (vasto gruppo di malattie sessualmente trasmissibili comprendenti AIDS, sifilide, gonorrea, ulcera molle, linfogranuloma venereo, condilomi, herpes genitale, mollusco contagioso, candidosi, scabbia, pediculosi, infezioni da clamidia, infezioni da micoplasma, etc).

E’ importante però ricordare che il distretto anogenitale oltre ad essere interessato da malattie a trasmissione sessuale è spesso una sede privilegiata delle più comuni malattie dermatologiche come psoriasi, eczema, vitiligine, lichen e dermatite seborroica. In questi casi gli esami di laboratorio possono essere meno utili rispetto ad un’attenta anamnesi e alla ricerca dei possibili “segni” extragenitali della malattia. La recente introduzione in medicina di sistemi digitali che consentono l’acquisizione e l’analisi delle immagini e l’applicazione di programmi di intelligenza artificiale (reti neurali) per la diagnosi automatica, sta riscontrando un crescente successo in molte aree della dermatologia digitale per immagini (videodermatoscopia ad epiluminescenza per la cosiddetta “mappa dei nei”, tricogramma con videoscansione per lo studio delle alopecie, videocapillaroscopia per l’esame del microcircolo, penoscopia e vulvoscopia digitale in dermatologia genitale).

La PENOSCOPIA e la VULVOSCOPIA sono metodiche diagnostiche non invasive che permettono al dermatologo di valutare alcuni pattern morfologici che si possono osservare in corso di fenomeni fisiologici o patologici della cute e delle mucose dell’area genitale. Allo stato attuale tali tecniche possono essere utili al dermatologo nella diagnosi di alcune patologie virali (es: infezioni da HPV papillomavirus), anche se per il momento sono da ritenersi ancora allo stato sperimentale.

Il PENOSCOPIO ed il VULVOSCOPIO digitale sono costituiti da microcamere ad alta risoluzione, collegate ad un computer e provviste di ottiche appropriate e di una fonte di luce visibile incidente. L’immagine digitale che ne deriva è la rappresentazione visiva di una matrice bidimensionale composta di righe e colonne di elementi chiamati pixel. Il software è strutturato in modo da permettere l’archivio e l’elaborazione delle immagini o filmati così ottenuti, con la possibilità di utilizzo di particolari algoritmi di calcolo, definiti “filtri digitali” o curve di colore, in grado di migliorare la visibilità del pattern vascolare dell’area genitale, notoriamente sprovvisto del naturale contrasto presente negli altri distretti cutanei a causa della notevole vascolarizzazione dei genitali maschili e femminili.

L’esame viene condotto in ambulatorio in pochi minuti, acquisendo le immagini ad ingrandimenti tali da consentire ad un campo di inquadratura di pochi millimetri di diametro di essere visualizzato a tutto schermo (circa 50 ingrandimenti). L’immagine così ottenuta è tradotta dal software in valori numerici misurabili in maniera oggettiva e riproducibile. Quadri frequentemente osservati in penoscopia e vulvoscopia digitale sono il cosiddetto pattern vascolare “a mosaico” (condilomi), il pattern vascolare “a forcina” (papule perlacee), le ghirlande vascolari (grani di Fordyce), il pattern “lacunare” (angiocheratomi), il pattern “parallelo” (melanosi genitale) ed il pattern vascolare “a corona” (mollusco contagioso). Nel 2001 la casa editrice Dermo Edizioni ha pubblicato in Italia il primo Atlante a colori di Dermatologia Genitale, contenente immagini ad alta definizione di penoscopia e vulvoscopia nel soggetto sano e nel patologico. Nonostante in dermatologia genitale la diagnosi è soprattutto clinica, la macchina può essere talora un valido aiuto nel confermare o eventualmente escludere la diagnosi fatta dal clinico. Molto importante in questi casi è l’approccio e la preziosa collaborazione multidisciplinare Dermatologo - Ginecologo nella diagnosi ed eventuale terapia della coppia.

Dott. Antonio DEL SORBO
Medico Chirurgo – Specialista in Dermatologia e Venereologia
Dottore di Ricerca in Dermatologia Sperimentale
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Origine e prevenzione della Sifilide

La prima epidemia documentata di sifilide sembra sia scoppiata a Napoli nel 1495, nel periodo della spedizione del Re francese Carlo VIII per la conquista del Regno di Napoli. Il ritorno dell'esercito francese verso nord diffuse la malattia in tutta Italia e nel resto d’Europa sino in Oriente. La malattia venne quindi conosciuta in quasi tutta Europa col nome di male francese o morbo di Napoli.

Negli anni ’50, con l’impiego diffuso della penicillina, la sifilide divenne finalmente una malattia curabile e cominciò a regredire.

L’epidemia di AIDS dei primi anni ‘80, seminò morte e terrore e l’incidenza della sifilide ebbe una drastica riduzione perché aumentò nelle persone l’attenzione e la prevenzione per le malattie a trasmissione sessuale. Negli anni ’90 con la comparsa dei nuovi farmaci antiretrovirali in grado di “rallentare” l’evoluzione dell’AIDS, la stampa finì per non parlare più di questa malattia, con un nuovo aumento dell’incidenza di tutte le malattie a trasmissione sessuale (AIDS, sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo, ulcera molle, condilomi, mollusco contagioso, herpes genitale, ftiriasi, etc).

Oggi le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento a causa della scarsa informazione sanitaria, del turismo cosiddetto “sessuale” divenuto sempre più accessibile con i voli low-cost, della scarsa propensione all’uso del profilattico e alla rivoluzione mediatica scatenata da chat, forum e blog sul web 2.0.

Recentemente è stato pubblicato uno studio* secondo il quale una persona su 3 che aveva contratto la sifilide aveva utilizzato internet per incontrare il partner. Internet faciliterebbe gli incontri omo- ed eterosessuali attraverso i sex club che proprio sul web trovano lo strumento di comunicazione più efficace.

La SIFILIDE è una malattia a trasmissione sessuale causata da un batterio denominato treponema pallidum. Esordisce generalmente con una piccola ferita indolore (sifiloma) localizzata al distretto anogenitale o al cavo orale, che appare 3-6 settimane dopo il rapporto “a rischio” per poi sparire spontaneamente entro qualche settimana.

Spesso questa fase iniziale (sifilide primaria) passa inosservata soprattutto se si stanno assumendo antibiotici per altri motivi (es: per curare un mal di gola), ma l’infezione può persistere per anni, pur in assenza di sintomi.

Se non viene curata, magari perché non si sa di averla contratta, può dar luogo prima ad una dermatite diffusa su tutto il corpo detta roseola o sifilide secondaria (nella foto) fino a provocare, nei casi più impegnativi, cardiopatia, demenza, cecità, paralisi e morte (sifilide terziaria).

La sifilide si contrae attraverso un rapporto sessuale anche non completo con una persona infetta. Poiché le ferite ai genitali sono indolori e durano solo qualche settimana, le persone spesso non sanno di essere infette. Questa malattia può essere poi trasmessa durante una futura gravidanza dalla madre al bambino, provocando in quest’ultimo gravi malformazioni (sifilide congenita).

PREVENZIONE: L’uso del profilattico rimane il miglior sistema di prevenzione. In seguito ad un rapporto occasionale o una lesione alle aree anogenitali è importante parlarne con il proprio medico. Nel sospetto di una sifilide il dermatologo potrebbe richiedere alcuni esami del sangue (es: VES, VDRL quantitativa, TPHA, immunocomplessi circolanti, etc). In caso di positività lo specialista prescrive un antibiotico secondo le moderne linee guida in dermatologia genitale, in modo da debellare la sifilide e prevenirne le conseguenze a lungo termine. La sifilide è una malattia curabile se riconosciuta e trattata.

Articolo pubblicato dal Dott. Del Sorbo sulla Rivista Salutare
Specialista in Dermatologia e Venereologia

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Alcune informazioni sui Tumori

Il tumore si origina dal cattivo funzionamento anche di una singola cellula, che comincia a duplicarsi in maniera incontrollata e non rispetta il naturale equilibrio tra la nascita e la morte cellulare, equilibrio fondamentale per l'organismo, la cellula che comincia a comportarsi in modo anomalo si riproduce molto velocemente creando altre cellule malate; il tumore può presentarsi in diverse forme e può riguardare i più diversi organi del nostro corpo.
Solitamente il cancro viene inquadrato in diversi livelli, che riguardano il grado di diffusione della formazione cancerosa e la determinazione dell'eventuale esistenza di metastasi al livello di altri organi non direttamente coinvolti nella fase iniziale del tumore; le cellule che si comportano in maniera anomala assumono caratteristiche di forte aggressività, che si riversa negli altri organi del corpo, sicuramente importante è però sapere che non tutte le formazioni cancerose sono maligne, ed anzi che in molti casi si tratta di semplici raggruppamenti di cellule, e quindi di tumori cosiddetti benigni.
Tra i tumori che conoscono una maggiore diffusione tra la popolazione mondiale possiamo citare il tumore al seno, il tumore al polmone, il tumore alla prostata ed il tumore al colon ma, come già precedentemente detto, i tumori possono colpire numerosi organi del nostro corpo, anche se con una incidenza minore; con lo scopo di curare nel miglior modo possibile questa malattia e di prevenire successive conseguenze sicuramente molto gravi, un ruolo importante è svolto dalla diagnosi precoce, per mezzo della quale il paziente ed il medico avranno modo di verificare lo stadio della malattia e valutare eventuali metodiche e cure da seguire.
Numerosi sono i farmaci che vengono impiegati nella cura delle formazioni tumorali e la ricerca sta facendo passi da gigante nella creazione di medicinali mirati ed altamente funzionali, con il minor numero possibile di effetti collaterali, in modo tale che al paziente possano essere disturbati fastidi e dolori; quando però i medicinali non risultano essere efficaci, o quando il tumore non risponde nella maniera desiderata, il metodo migliore rimane ancora oggi la chirurgia che, con metodiche sempre meno invasive riesce a caratterizzarsi come conservativa, mantenendo perciò una buona parte dell'organo colpito dal tumore ed eliminando solamente la massa tumorale, quando possibile.
Una vita sana ed il rispetto di alcune fondamentali regole come quella di non esporsi a sostanze tossiche e nocive si costituiscono come buone abitudini che possono aiutare a prevenire l'insorgere di una formazione tumorale, anche se sicuramente non si costituiscono come una sicurezza che la malattia non si presenti; un valido aiuto nella cura del tumore è poi senza alcun dubbio una diagnosi fatta in tempo, quando il tumore non abbia raggiunto un alto livello di diffusione.


Balbuzie: Il Counseling applicato alla terapia

L’ampiezza del campo applicativo del counseling raccoglie anche l’intervento sul disturbo balbuzie, permettendo di superare i confini spesso limitanti dell’approccio squisitamente fonetico in modo da coinvolgere anche l’aspetto relazionale e la componente d’ansia che accompagna inevitabilmente la ridotta capacità di comunicazione. Un approccio multidisciplinare con tecniche immaginative, comportamentali e linguistiche.

La balbuzie è un disturbo cronico del linguaggio spesso sottovalutato, oggetto di poche ricerche cliniche ma di cui ormai si sa molto: colpisce in modo permanente circa 2 persone su 100, con altissima incidenza sulla popolazione affetta da trisomia del cromosoma 21, ha componente neurobiologica e altera in modo fluttuante la produzione del linguaggio. Causa gravi ricadute emotive, influenza il rendimento scolastico e lavorativo, genera un grave senso di inferiorità e dipendenza dagli altri.
Il counseling applicato alla balbuzie favorisce la liberazione delle naturali capacità di recupero della persona che balbetta. Persona che balbetta, invece che balbuziente, per sottolineare l’attenzione centrata sulla persona più che sul disturbo. In questo senso, il trattamento della balbuzie applicato dal Centro Counseling Balbuzie è, prima di tutto, una relazione umana tra operatore e utente. La richiesta del cliente è chiara e circoscritta (ricevere aiuto per smettere di balbettare): per rispondere efficacemente non si deve ignorare la carica di contenuti emotivi che ciò comporta.
Crowe ha asserito: "... la questione dell’opportunità di un counseling all’interno della pratica clinica del trattamento della balbuzie è retorica. Il counseling, infatti, si presenta nella maggioranza degli incontro per ogni tipo di terapia…" (Applications of counseling in speech-language pathology and audiology, Williams & Wilkins, 1997).
Il programma di recupero dal disturbo balbuzie applicato nel Centro Counseling Balbuzie con la tecnica elaborata dalla dott.ssa Elena Marino è rivolto a adulti e bambini oltre i 7 anni che presentino sintomi di balbuzie di qualsiasi entità. E’ applicabile in gruppi terapeutici fra i 3 e i 10 partecipanti (raggruppati in base ad una attenta scelta, per favorire il confronto e la crescita) più uno o due Operatori specificatamente preparati, che si incontrano per 15 sedute consecutive di circa 3 ore l’una e poi per 10 sedute a cadenza mensile. Il percorso coinvolge sia la sfera fonica che la sfera emotiva per un intervento decisivo sulla balbuzie e sulle sue ripercussioni quotidiane.
Interviene inizialmente sul laringospasmo, contrastando il balbettamento tramite semplici tecniche di facilitazione della fluenza, per aprire lo spazio ad un percorso di un counseling orientato all'acquisizione della capacità di un controllo che permette la risoluzione stabile della balbuzie.
La natura consiliare dell’intervento, attuato in un gruppo terapeutico, crea le condizioni adatte alla socializzazione delle emozioni e alla solidarietà allentando la resistenza al cambiamento. Fa così emergere e sostiene la motivazione a mettersi in gioco nel dialogo e nelle prestazioni verbali in genere, abilità verbali che chi balbetta vede compromesse nel profondo.
Particolare importanza riveste il momento della prima visita, che procede dalla compilazione di un questionario autovalutativo all’indagine oggettiva dell’entità del disturbo nonchè del vissuto del cliente, della motivazione e dell’opportunità o meno di un trattamento fino alla trasmissione di informazioni generali sulla balbuzie.
Chi balbetta entra in contatto con una concreta possibilità di soluzione che passa attraverso una relazione con il Counselor, integrata ovviamente da opportune tecniche ortofoniche, che costituisce la maggiore cifra distintiva della proposta terapeutica. Abbraccia il balbuziente nel suo bisogno di essere riconosciuto e amato. Una metodologia che rispetta le sofferenze, le rinunce, le umiliazioni di chi crede di "non potere riuscire" ma offre una valida alternativa nel cammino della parola. Non dimentica il mondo relazionale della persona che balbetta. Per cui coinvolge sempre almeno un familiare del minore e, laddove sia possibile, anche della persona adulta.