Camici bianchi troppo zelanti nelle prescrizioni di farmaci, visite specialistiche e, addirittura, ricoveri (la cosiddetta medicina difensiva positiva); oppure pronti a lavarsene le mani, evitando pazienti e procedure difficili (medicina difensiva negativa).
Sono i due 'sintomi' di una vera e propria 'patologia' che colpisce i medici e che scaturisce dalla paura delle sempre più numerose cause legali, circa 30mila all'anno, intentate contro di loro dai pazienti per 'malpractice'.
LA PAURA SOTTO IL CAMICE. Ad ammetterlo sono gli stessi camici bianchi: l'87.6 per cento di quelli romani confessa, infatti, di sentirsi, oggi, più esposto a denunce da parte dei propri assistiti. E' quanto emerge dallo studio, realizzato dall’Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e degli odontoiatri, "La medicina difensiva in Italia in un quadro comparato: problemi, evidenze e conseguenze", condotto dal professore Aldo Piperno, ordinario di Scienze dell'Organizzazione dell'Università Federico II di Napoli, su un campione di 800 medici. Incide e non poco anche la percezione dell’errore medico da parte della popolazione. Un'indagine europea del 2006 rivela proprio come l'Italia sia al primo posto della graduatoria: per il 97 per cento degli italiani quella degli errori medici è una questione importante. Non solo: anche la percentuale dei preoccupati (64 per cento) è superiore alla media (del 40 per cento) degli altri paesi.
LE DIAGNOSI. Ed ecco che sono sempre meno i medici capitolini che dichiarano di non fare diagnosi di tipo difensivo e di non farsi vincere dalla paura delle denunce. Per l'esattezza, il 39.3 non eccede nelle prescrizioni di ricette farmaceutiche, il 14.3 di visite specialistiche, il 27.1 di analisi in laboratorio e il 42 di ricoveri. Così, il 59.7 per cento prescrive più ricette farmaceutiche, l'89.3 più accertamenti diagnostici, il 72.9 più analisi di laboratorio e il 58.1 più ricoveri.
DA 12 A 20 MILIARDI DI SPESA. La pratica della medicina difensiva comporta ripercussioni economiche sull'intero Sistema sanitario nazionale con una spesa tra i 12 e i 20 miliardi di euro all'anno: "I costi stimati - spiega Piperno - oscillano dai 12.3 (ipotesi minima) ai 19.5 (ipotesi massima) miliardi di euro". Un dato su tutti quello fornito dall'Associazione nazionale imprese assicurative (Ania): le denunce dei pazienti sono passate da circa 17 mila, nel '96, a 28 mila, nel 2006.
Ma basta solo guardare le percentuali di farmaci prescritti dai medici 'sulla difensiva': dallo studio del Lazio emerge come, tra le prescrizioni farmaceutiche, in testa ci siano quelle per l'apparato cardio-circolatorio (il 33.8 per cento), seguite dai farmaci per l'apparato digerente (28.3) e da quelli per l'apparato respiratorio (27.9). Non c'è dubbio che "le condizioni in cui operano oggi i medici non sono di serenità - sottolinea Mario Falconi, presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e odontoiatri - e questa ricerca evidenzia proprio quanto oggi i camici bianchi vivano con disagio e paura la professione. C’è solo una terapia d’urto per affrontare il problema: puntare su meritocrazia e formazione". "Ma sarebbe importante, ed è quello a cui noi puntiamo, - conclude - poter disporre di un'Authority sulla tutela della salute, un organismo terzo, snello e di rapida decisione in grado di valutare chi si muove nel settore, inclusi i pazienti, e a cui potersi rivolgere".
SONNI AGITATI. Lo spettro del tribunale, insomma, non fa dormire sonni tranquilli ai camici bianchi. E il comportamento diagnostico difensivo che ne deriva, nel 54.2 per cento dei casi è influenzato proprio dalle iniziative della magistratura. Anche se il 74 per cento dei medici romani ammette di essere condizionato dal nuovo clima dell’opinione pubblica e dei media nei confronti della categoria. Ma la pratica della medicina difensiva deriva pure dall'influenza dell’esperienza di colleghi (lo ammette il 56.2 del campione) o dalla paura di valutazioni negative sul luogo di lavoro (la pensa così il 36.6 per cento dei medici). D'altronde solo il 6.7 per cento dei professionisti della Capitale esclude la possibilità di incorrere in un esposto o denuncia da parte dei pazienti, mentre per il 68.9 c'è una probabilità di rischio fino al 30 per cento, per il 15.1 tra il 31 e il 50 per cento e per il 9.3 addirittura oltre il 50 per cento.
Pubblicato da: Pier Giuseppe Nanni
di Nanni Editore