google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Nuove metodiche diagnostiche nelle malattie a Trasmissione Sessuale

La DERMATOLOGIA GENITALE è la branca dermatologica che si occupa in particolare dello studio, della prevenzione e della cura delle problematiche relative a cute e mucose dei genitali esterni. In Italia essa è praticata da tutti i Medici Specialisti in Dermatologia e Venereologia. Fino a qualche anno fa lo Specialista giungeva alla diagnosi di queste patologie ricorrendo alla propria esperienza clinica, ad un attento esame obiettivo e ad importanti esami di laboratorio specifici per le malattie veneree (vasto gruppo di malattie sessualmente trasmissibili comprendenti AIDS, sifilide, gonorrea, ulcera molle, linfogranuloma venereo, condilomi, herpes genitale, mollusco contagioso, candidosi, scabbia, pediculosi, infezioni da clamidia, infezioni da micoplasma, etc).

E’ importante però ricordare che il distretto anogenitale oltre ad essere interessato da malattie a trasmissione sessuale è spesso una sede privilegiata delle più comuni malattie dermatologiche come psoriasi, eczema, vitiligine, lichen e dermatite seborroica. In questi casi gli esami di laboratorio possono essere meno utili rispetto ad un’attenta anamnesi e alla ricerca dei possibili “segni” extragenitali della malattia. La recente introduzione in medicina di sistemi digitali che consentono l’acquisizione e l’analisi delle immagini e l’applicazione di programmi di intelligenza artificiale (reti neurali) per la diagnosi automatica, sta riscontrando un crescente successo in molte aree della dermatologia digitale per immagini (videodermatoscopia ad epiluminescenza per la cosiddetta “mappa dei nei”, tricogramma con videoscansione per lo studio delle alopecie, videocapillaroscopia per l’esame del microcircolo, penoscopia e vulvoscopia digitale in dermatologia genitale).

La PENOSCOPIA e la VULVOSCOPIA sono metodiche diagnostiche non invasive che permettono al dermatologo di valutare alcuni pattern morfologici che si possono osservare in corso di fenomeni fisiologici o patologici della cute e delle mucose dell’area genitale. Allo stato attuale tali tecniche possono essere utili al dermatologo nella diagnosi di alcune patologie virali (es: infezioni da HPV papillomavirus), anche se per il momento sono da ritenersi ancora allo stato sperimentale.

Il PENOSCOPIO ed il VULVOSCOPIO digitale sono costituiti da microcamere ad alta risoluzione, collegate ad un computer e provviste di ottiche appropriate e di una fonte di luce visibile incidente. L’immagine digitale che ne deriva è la rappresentazione visiva di una matrice bidimensionale composta di righe e colonne di elementi chiamati pixel. Il software è strutturato in modo da permettere l’archivio e l’elaborazione delle immagini o filmati così ottenuti, con la possibilità di utilizzo di particolari algoritmi di calcolo, definiti “filtri digitali” o curve di colore, in grado di migliorare la visibilità del pattern vascolare dell’area genitale, notoriamente sprovvisto del naturale contrasto presente negli altri distretti cutanei a causa della notevole vascolarizzazione dei genitali maschili e femminili.

L’esame viene condotto in ambulatorio in pochi minuti, acquisendo le immagini ad ingrandimenti tali da consentire ad un campo di inquadratura di pochi millimetri di diametro di essere visualizzato a tutto schermo (circa 50 ingrandimenti). L’immagine così ottenuta è tradotta dal software in valori numerici misurabili in maniera oggettiva e riproducibile. Quadri frequentemente osservati in penoscopia e vulvoscopia digitale sono il cosiddetto pattern vascolare “a mosaico” (condilomi), il pattern vascolare “a forcina” (papule perlacee), le ghirlande vascolari (grani di Fordyce), il pattern “lacunare” (angiocheratomi), il pattern “parallelo” (melanosi genitale) ed il pattern vascolare “a corona” (mollusco contagioso). Nel 2001 la casa editrice Dermo Edizioni ha pubblicato in Italia il primo Atlante a colori di Dermatologia Genitale, contenente immagini ad alta definizione di penoscopia e vulvoscopia nel soggetto sano e nel patologico. Nonostante in dermatologia genitale la diagnosi è soprattutto clinica, la macchina può essere talora un valido aiuto nel confermare o eventualmente escludere la diagnosi fatta dal clinico. Molto importante in questi casi è l’approccio e la preziosa collaborazione multidisciplinare Dermatologo - Ginecologo nella diagnosi ed eventuale terapia della coppia.

Dott. Antonio DEL SORBO
Medico Chirurgo – Specialista in Dermatologia e Venereologia
Dottore di Ricerca in Dermatologia Sperimentale
Corso Nazionale, 139 – 84018 SCAFATI (Salerno)
Prima Traversa Via Av Mario Pirozzi, 76/B - Giugliano (Napoli)
Email: info@ildermatologorisponde.it – Sito internet: www.ildermatologorisponde.it
TelFax: 089/8422310 – Cellulare: 338/6422985

Link: http://www.ildermatologorisponde.it/

Origine e prevenzione della Sifilide

La prima epidemia documentata di sifilide sembra sia scoppiata a Napoli nel 1495, nel periodo della spedizione del Re francese Carlo VIII per la conquista del Regno di Napoli. Il ritorno dell'esercito francese verso nord diffuse la malattia in tutta Italia e nel resto d’Europa sino in Oriente. La malattia venne quindi conosciuta in quasi tutta Europa col nome di male francese o morbo di Napoli.

Negli anni ’50, con l’impiego diffuso della penicillina, la sifilide divenne finalmente una malattia curabile e cominciò a regredire.

L’epidemia di AIDS dei primi anni ‘80, seminò morte e terrore e l’incidenza della sifilide ebbe una drastica riduzione perché aumentò nelle persone l’attenzione e la prevenzione per le malattie a trasmissione sessuale. Negli anni ’90 con la comparsa dei nuovi farmaci antiretrovirali in grado di “rallentare” l’evoluzione dell’AIDS, la stampa finì per non parlare più di questa malattia, con un nuovo aumento dell’incidenza di tutte le malattie a trasmissione sessuale (AIDS, sifilide, gonorrea, linfogranuloma venereo, ulcera molle, condilomi, mollusco contagioso, herpes genitale, ftiriasi, etc).

Oggi le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento a causa della scarsa informazione sanitaria, del turismo cosiddetto “sessuale” divenuto sempre più accessibile con i voli low-cost, della scarsa propensione all’uso del profilattico e alla rivoluzione mediatica scatenata da chat, forum e blog sul web 2.0.

Recentemente è stato pubblicato uno studio* secondo il quale una persona su 3 che aveva contratto la sifilide aveva utilizzato internet per incontrare il partner. Internet faciliterebbe gli incontri omo- ed eterosessuali attraverso i sex club che proprio sul web trovano lo strumento di comunicazione più efficace.

La SIFILIDE è una malattia a trasmissione sessuale causata da un batterio denominato treponema pallidum. Esordisce generalmente con una piccola ferita indolore (sifiloma) localizzata al distretto anogenitale o al cavo orale, che appare 3-6 settimane dopo il rapporto “a rischio” per poi sparire spontaneamente entro qualche settimana.

Spesso questa fase iniziale (sifilide primaria) passa inosservata soprattutto se si stanno assumendo antibiotici per altri motivi (es: per curare un mal di gola), ma l’infezione può persistere per anni, pur in assenza di sintomi.

Se non viene curata, magari perché non si sa di averla contratta, può dar luogo prima ad una dermatite diffusa su tutto il corpo detta roseola o sifilide secondaria (nella foto) fino a provocare, nei casi più impegnativi, cardiopatia, demenza, cecità, paralisi e morte (sifilide terziaria).

La sifilide si contrae attraverso un rapporto sessuale anche non completo con una persona infetta. Poiché le ferite ai genitali sono indolori e durano solo qualche settimana, le persone spesso non sanno di essere infette. Questa malattia può essere poi trasmessa durante una futura gravidanza dalla madre al bambino, provocando in quest’ultimo gravi malformazioni (sifilide congenita).

PREVENZIONE: L’uso del profilattico rimane il miglior sistema di prevenzione. In seguito ad un rapporto occasionale o una lesione alle aree anogenitali è importante parlarne con il proprio medico. Nel sospetto di una sifilide il dermatologo potrebbe richiedere alcuni esami del sangue (es: VES, VDRL quantitativa, TPHA, immunocomplessi circolanti, etc). In caso di positività lo specialista prescrive un antibiotico secondo le moderne linee guida in dermatologia genitale, in modo da debellare la sifilide e prevenirne le conseguenze a lungo termine. La sifilide è una malattia curabile se riconosciuta e trattata.

Articolo pubblicato dal Dott. Del Sorbo sulla Rivista Salutare
Specialista in Dermatologia e Venereologia

Dottore di Ricerca in Dermatologia Sperimentale
Sito web: http://www.ildermatologorisponde.it/ 

Alcune informazioni sui Tumori

Il tumore si origina dal cattivo funzionamento anche di una singola cellula, che comincia a duplicarsi in maniera incontrollata e non rispetta il naturale equilibrio tra la nascita e la morte cellulare, equilibrio fondamentale per l'organismo, la cellula che comincia a comportarsi in modo anomalo si riproduce molto velocemente creando altre cellule malate; il tumore può presentarsi in diverse forme e può riguardare i più diversi organi del nostro corpo.
Solitamente il cancro viene inquadrato in diversi livelli, che riguardano il grado di diffusione della formazione cancerosa e la determinazione dell'eventuale esistenza di metastasi al livello di altri organi non direttamente coinvolti nella fase iniziale del tumore; le cellule che si comportano in maniera anomala assumono caratteristiche di forte aggressività, che si riversa negli altri organi del corpo, sicuramente importante è però sapere che non tutte le formazioni cancerose sono maligne, ed anzi che in molti casi si tratta di semplici raggruppamenti di cellule, e quindi di tumori cosiddetti benigni.
Tra i tumori che conoscono una maggiore diffusione tra la popolazione mondiale possiamo citare il tumore al seno, il tumore al polmone, il tumore alla prostata ed il tumore al colon ma, come già precedentemente detto, i tumori possono colpire numerosi organi del nostro corpo, anche se con una incidenza minore; con lo scopo di curare nel miglior modo possibile questa malattia e di prevenire successive conseguenze sicuramente molto gravi, un ruolo importante è svolto dalla diagnosi precoce, per mezzo della quale il paziente ed il medico avranno modo di verificare lo stadio della malattia e valutare eventuali metodiche e cure da seguire.
Numerosi sono i farmaci che vengono impiegati nella cura delle formazioni tumorali e la ricerca sta facendo passi da gigante nella creazione di medicinali mirati ed altamente funzionali, con il minor numero possibile di effetti collaterali, in modo tale che al paziente possano essere disturbati fastidi e dolori; quando però i medicinali non risultano essere efficaci, o quando il tumore non risponde nella maniera desiderata, il metodo migliore rimane ancora oggi la chirurgia che, con metodiche sempre meno invasive riesce a caratterizzarsi come conservativa, mantenendo perciò una buona parte dell'organo colpito dal tumore ed eliminando solamente la massa tumorale, quando possibile.
Una vita sana ed il rispetto di alcune fondamentali regole come quella di non esporsi a sostanze tossiche e nocive si costituiscono come buone abitudini che possono aiutare a prevenire l'insorgere di una formazione tumorale, anche se sicuramente non si costituiscono come una sicurezza che la malattia non si presenti; un valido aiuto nella cura del tumore è poi senza alcun dubbio una diagnosi fatta in tempo, quando il tumore non abbia raggiunto un alto livello di diffusione.


Balbuzie: Il Counseling applicato alla terapia

L’ampiezza del campo applicativo del counseling raccoglie anche l’intervento sul disturbo balbuzie, permettendo di superare i confini spesso limitanti dell’approccio squisitamente fonetico in modo da coinvolgere anche l’aspetto relazionale e la componente d’ansia che accompagna inevitabilmente la ridotta capacità di comunicazione. Un approccio multidisciplinare con tecniche immaginative, comportamentali e linguistiche.

La balbuzie è un disturbo cronico del linguaggio spesso sottovalutato, oggetto di poche ricerche cliniche ma di cui ormai si sa molto: colpisce in modo permanente circa 2 persone su 100, con altissima incidenza sulla popolazione affetta da trisomia del cromosoma 21, ha componente neurobiologica e altera in modo fluttuante la produzione del linguaggio. Causa gravi ricadute emotive, influenza il rendimento scolastico e lavorativo, genera un grave senso di inferiorità e dipendenza dagli altri.
Il counseling applicato alla balbuzie favorisce la liberazione delle naturali capacità di recupero della persona che balbetta. Persona che balbetta, invece che balbuziente, per sottolineare l’attenzione centrata sulla persona più che sul disturbo. In questo senso, il trattamento della balbuzie applicato dal Centro Counseling Balbuzie è, prima di tutto, una relazione umana tra operatore e utente. La richiesta del cliente è chiara e circoscritta (ricevere aiuto per smettere di balbettare): per rispondere efficacemente non si deve ignorare la carica di contenuti emotivi che ciò comporta.
Crowe ha asserito: "... la questione dell’opportunità di un counseling all’interno della pratica clinica del trattamento della balbuzie è retorica. Il counseling, infatti, si presenta nella maggioranza degli incontro per ogni tipo di terapia…" (Applications of counseling in speech-language pathology and audiology, Williams & Wilkins, 1997).
Il programma di recupero dal disturbo balbuzie applicato nel Centro Counseling Balbuzie con la tecnica elaborata dalla dott.ssa Elena Marino è rivolto a adulti e bambini oltre i 7 anni che presentino sintomi di balbuzie di qualsiasi entità. E’ applicabile in gruppi terapeutici fra i 3 e i 10 partecipanti (raggruppati in base ad una attenta scelta, per favorire il confronto e la crescita) più uno o due Operatori specificatamente preparati, che si incontrano per 15 sedute consecutive di circa 3 ore l’una e poi per 10 sedute a cadenza mensile. Il percorso coinvolge sia la sfera fonica che la sfera emotiva per un intervento decisivo sulla balbuzie e sulle sue ripercussioni quotidiane.
Interviene inizialmente sul laringospasmo, contrastando il balbettamento tramite semplici tecniche di facilitazione della fluenza, per aprire lo spazio ad un percorso di un counseling orientato all'acquisizione della capacità di un controllo che permette la risoluzione stabile della balbuzie.
La natura consiliare dell’intervento, attuato in un gruppo terapeutico, crea le condizioni adatte alla socializzazione delle emozioni e alla solidarietà allentando la resistenza al cambiamento. Fa così emergere e sostiene la motivazione a mettersi in gioco nel dialogo e nelle prestazioni verbali in genere, abilità verbali che chi balbetta vede compromesse nel profondo.
Particolare importanza riveste il momento della prima visita, che procede dalla compilazione di un questionario autovalutativo all’indagine oggettiva dell’entità del disturbo nonchè del vissuto del cliente, della motivazione e dell’opportunità o meno di un trattamento fino alla trasmissione di informazioni generali sulla balbuzie.
Chi balbetta entra in contatto con una concreta possibilità di soluzione che passa attraverso una relazione con il Counselor, integrata ovviamente da opportune tecniche ortofoniche, che costituisce la maggiore cifra distintiva della proposta terapeutica. Abbraccia il balbuziente nel suo bisogno di essere riconosciuto e amato. Una metodologia che rispetta le sofferenze, le rinunce, le umiliazioni di chi crede di "non potere riuscire" ma offre una valida alternativa nel cammino della parola. Non dimentica il mondo relazionale della persona che balbetta. Per cui coinvolge sempre almeno un familiare del minore e, laddove sia possibile, anche della persona adulta.


Trasformare la propria vita con l’intuito

Un metodo su basi scientifiche per sviluppare le proprie naturali doti d’intuito e trasformare la propria vita. Lo propone il Dr. Francesco Martelli, fondatore dell’Intuition Training e formatore del settore in Italia con esperienza decennale.


Trasformare la propria vita affinando le doti d’intuito, per riuscire meglio negli affari come nel privato? Da oggi è possibile, grazie ad un metodo scientifico sviluppato da un ricercatore con formazione accademica.
Il Dr. Francesco Martelli, pioniere dello sviluppo e dell’applicazione dell’intuito in ambito professionale, è il primo in Italia a proporre un percorso formativo fondato su basi scientifiche per sviluppare le proprie doti innate d’intuizione. Le principali ricerche dimostrano come l’accedere alle proprie risorse mentali più profonde e creative possa rivelarsi un’abilità essenziale per il superamento di situazioni complesse e problematiche negli affari.
Questa consapevolezza si sta diffondendo molto velocemente in ambito aziendale; per questo motivo sono sempre di più le aziende che decidono di far partecipare il proprio organico a percorsi formativi su misura in grado di affinare le proprie doti d’intuito.
Purtroppo, a questa emergente necessità formativa, non sempre affiorano dal mercato proposte formative adeguate. La diffusione della consapevolezza delle aziende di dover sviluppare skills d’intuizione nel proprio personale ha portato alla nascita di diversi operatori nel settore, ma non tutti operano con esperienza e con metodi fondati e pertanto rischiano di risultare poco efficaci dal punto di vista operativo.
La soluzione è quella di affidarsi a esperti qualificati, verificando il curriculum specifico del formatore. Se questi principi sono rispettati, i risultati in ambito di raggiungimento di obiettivi aziendali in seguito al percorso formativo non si faranno attendere.
“Gli sviluppi della psicologia e della ricerca scientifica permettono oggi di avere un’idea molto precisa su come agire per sviluppare maggiori doti d’intuito davanti a situazioni problematiche” afferma il Dr. Francesco Martelli, fondatore dell’Intuition Training. “Affidarsi a persone che sanno come trasmettere queste abilità in modo professionale significa garantirsi un importante know how nei confronti dei propri competitor. Un’intuizione al momento giusto può fare la differenza nella chiusura di un contratto, nella gestione di un cliente o anche di una situazione problematica complessa all’interno dell’azienda, come può dare idee innovative”.
Il riscontro positivo di un percorso formativo professionale si scopre anche dalle testimonianze lasciate dai partecipanti ai corsi, appartenenti a importanti gruppi aziendali. Come l’Ingegner Luigi Mazzola, Manager in Ferrari Auto F1, che ha affermato: “L’attività formativa con Francesco Martelli e' stata superiore alle mie aspettative ed ho potuto notare l'affinamento all'accesso delle intuizioni, alla loro qualità, ed anche ad una maggiore sicurezza.
[…] Mi ha formato attraverso la notevole pratica, inducendomi l'automatismo all'accesso delle intuizioni, ed ha innalzato il mio livello di consapevolezza nel captare situazioni che prima non vedevo così facilmente. […] Indubbiamente e' da consigliare perchè il corso lascia il segno. Dal punto di vista tecnico e di aula e' stato sempre all'altezza della situazione, con contenuti ed esercizi molto validi.
Sono argomenti che possono essere visti come inconsueti, ma Francesco ha la capacità di renderli naturali ed ovvi” (la testimonianza completa è disponibile sul sito Francescomartelli.info).

A proposito del Dr. Francesco Martelli
Francesco Martelli opera da oltre 10 anni nel campo della formazione, aiutando le persone e le organizzazioni a prendere decisioni, fare scelte e risolvere problemi.
Si è formato e continua ad aggiornarsi costantemente in Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) ed in diversi altri metodi per lo sviluppo personale, ed in istituzioni quali Arthur Findlay College e College of Psychic Studies (GB).
E’ inoltre il fondatore dell’Intuition Training ™, il primo percorso di formazione internazionale rivolto a chi desidera specializzarsi in metodi e strategie per diventare più intuitivi e creativi.

L'Orticaria e le sue cause

Le ORTICARIE sono un gruppo di malattie cutanee caratterizzate da pomfi (manifestazioni simili a quelle provocate dalle punture di zanzara) pruriginosi e fugaci. Essi sono provocati dall’eccessiva liberazione nel derma di sostanze vasopermeabilizzanti (istamina, leucotrieni, prostaglandine, serotonina, citochine, etc) da parte di speciali cellule denominate mastociti.

L’orticaria si chiama ACUTA se dura meno di 6 settimane e CRONICA se persiste oltre questo limite arbitrario. Quando ad essa si accompagna angioedema (edema delle mucose respiratorie, gastrointestinali o genito-urinarie) si parla di SOA = Sindrome Orticaria-Angioedema. In questi casi, ai tipici pomfi dell’orticaria, si associa un edema del tessuto connettivo lasso profondo, soprattutto a livello di palpebre e labbra; nei casi più gravi, l’edema può interessare anche la laringe, provocando fenomeni di soffocamento (edema della glottide di Quincke).

Le orticarie possono talora essere una spia di altre patologie associate, come nella sindrome di Muckle Wells (orticaria, sordità, amiloidosi), la sindrome di Hardy (orticaria, febbre, eosinofilia), la sindrome iper-IgE (orticaria, asma, anafilassi) ed alcune patologie tumorali (orticaria paraneoplastica).
Le recidive di orticaria possono essere sia giornaliere (forma continua) che intermittenti (orticaria ricorrente). Si parla invece di orticaria-vasculite se i pomfi assumono un colorito purpureo e persistono ciascuno oltre le 24 ore.
In base ai fattori scatenanti ricordiamo l’orticaria da farmaci, da alimenti, da additivi, da inalanti, da contatto, da agenti infettivi (es: helicobacter pylori, parassitosi intestinali, etc), da immunocomplessi e da punture da insetti (orticaria papulosa o strofulo).
Esiste un vasto gruppo di orticarie cosiddette “fisiche” perché scatenate da stimoli meccanici, termici o elettromagnetici. Si parla infatti di orticaria solare di Borsch, orticaria da freddo di Frank, orticaria da contatto caldo di Duke, orticaria da pressione di Urbach e Fasal, orticaria familiare da freddo di Kile e Rush, orticaria acquagenica di Shelley e Rawnsley, orticaria dermografica di Herderben e orticaria colinergica o da sforzo.
Per ognuno di queste classificazioni esistono ulteriori suddivisioni che nel 2007 ci permettono di riconoscere almeno 50 tipi diversi di orticaria. Per la diagnosi di alcune di esse, oggi il dermatologo può avvalersi di particolari TEST ORTICARIA FISICA (TOF) da praticarsi stesso in ambulatorio. Si tratta di esami diagnostici non invasivi, la cui esecuzione richiede poco tempo. Ogni specialista dispone di un dermografometro graduato (dermographyc tester) la cui punta smussa viene “strisciata” sulla cute del paziente. L’ice cube test prevede il contatto di un cubetto di ghiaccio per pochi minuti sulla cute dell’avambraccio, analogamente al test da caldo che prevede invece il contatto per pochi minuti con una provetta contenente acqua a 50°C. Il test da sforzo (es. cyclette) è utile per diagnosticare un’orticaria colinergica, mentre il test da pressione consiste nell’applicazione sulla cute di un peso di 1 kg/cmq per circa 20 minuti. Per la diagnosi dell’orticaria solare il dermatologo può ricorrere ai cosiddetti FOTOTEST che consistono nell’esposizione graduale a speciali lampade. Per il delicato rapporto esistente tra cute e stato emozionale (psico-immuno-dermatologia) sono molto frequenti le orticarie psicogene (orticaria adrenergica da stress di Shelley & Shelley). Le difficoltà diagnostiche sono notevoli poiché le cause sono molteplici. La terapia varia a seconda della variante clinica di orticaria e va dagli antistaminici di nuova generazione, agli antileucotrieni. Raramente si utilizzano immunomodulatori come ciclosporina, cortisonici e nosodi omeopatici.

a cura del Dott. Antonio DEL SORBO

Medico Chirurgo – Specialista in Dermatologia e Venereologia
Dottore di Ricerca in Dermatologia Sperimentale
Sito web: http://www.ildermatologorisponde.it/

Gravidanza: importanza della visita Dermatologica

Durante la gravidanza l’organismo materno si prepara al lieto evento, mettendo in atto una serie di adattamenti fisiologici di natura ormonale, metabolica ed immunologica. A livello dermatologico questi meccanismi migliorano generalmente l’aspetto della cute, rendendola più morbida al tatto, più luminosa e meno grassa.
La gravidanza non offre alla pelle soltanto benefici e talora si possono presentare degli inconvenienti, la cui intensità varia da una donna all’altra e persino da una gravidanza all’altra nella medesima donna.
Oltre alla pelle possono essere interessate le mucose e gli annessi cutanei (peli, capelli ed unghie) ed in questa fase può rivelarsi preziosa la collaborazione dermatologo – ginecologo.
Le future mamme sono molto attente non solo nella prevenzione di cellulite e smagliature, ma anche nel CONTROLLO PERIODICO DEI NEI (mappatura dei nei mediante dermatoscopia) in quanto il melanoma diagnosticato in “dolce attesa” è particolarmente aggressivo (foto 1).
Molto frequente è il prurito gravidico che compare intorno al settimo mese di gravidanza. Esso è dovuto all’aumentata sudorazione e alla disidratazione cutanea.

La cosiddetta CELLULITE (o panniculopatia edemato-fibro-sclerotica) si presenta con la cosiddetta pelle a buccia di arancia ed è dovuta a un’aumentata ritenzione idrica. Una regolare attività fisica ed una sana alimentazione possono limitare questo fastidioso inestetismo.

Le SMAGLIATURE (striae distensae gravidarum) sono invece dovute a veri e propri strappi della pelle, a livello del derma profondo e si verificano nella cute poco elastica, come conseguenza dell’aumento del peso/volume. L’uso di creme elasticizzanti suggerite dal dermatologo, può essere utile nel prevenirne la comparsa. Tra le donne gravide africane ed asiatiche tale fenomeno è quasi sconosciuto.

Le MACCHIE BRUNE della pelle (cloasma o maschera della gravidanza) sono dovute all’aumentata stimolazione del melanociti ad opera dei lipidi placentari. Generalmente si manifestano a livello delle guance, alla fronte e ai baffetti, soprattutto nelle donne di colorito olivastro. Il dermatologo in questi casi può raccomandare un buon programma di prevenzione.

PELURIA: gli ormoni della gravidanza, (androgeni placentari, ACTH, etc) possono indurre in alcune donne un aumento della peluria del viso e del corpo (irsutismo).

CAPELLI: all’inizio della gravidanza alcuni ormoni (es: estrogeni placentari e ovarici) prolungano la fase anagen dei capelli, migliorandone l’aspetto (sono più belli, folti e lucidi). Al momento del parto, la diminuzione improvvisa di questi ormoni, provoca un diradamento reversibile dei capelli, fenomeno noto a noi dermatologi come defluvium post-partum o telogen effluvium. Dopo adeguata terapia dermatologica i capelli riprendono l’aspetto di prima.

Le UNGHIE in gravidanza crescono più velocemente, ma si presentano più opache e fragili.

I FIBROMI PENDULI (molluscum fibrosum gravidarum) si presentano come piccoli rilievi color carne, ai lati del collo e delle ascelle. Hanno solo un significato estetico e possono essere facilmente eliminati dal dermatologo dopo il parto.

Durante la gravidanza l’organismo materno, modifica il proprio profilo immunologico in modo da poter “tollerare” il nuovo organismo (embrione/feto) senza provocarne il rigetto (aborto spontaneo). Il nuovo equilibrio immunitario che si viene a creare, induce il miglioramento di alcune malattie dermatologiche (es: acne, psoriasi, etc) ed il peggioramento di altre (lupus eritematoso, melanoma, etc).
Esistono poi una serie di malattie cutanee tipiche del periodo gravidico come l’herpes gestationis, il prurito gravidico e l’eruzione polimorfa della gravidanza (PUPPP).

A cura del Dott. Antonio DEL SORBO

Medico Chirurgo - Specialista in Dermatologia e Venereologia
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La dermatite atopica e le sue cause

Il termine ATOPIA indica una condizione di aumentata reattività del sistema immunitario nei confronti di alcuni stimoli ritenuti innocui per gran parte della popolazione. Essa può interessare l’apparato respiratorio (rinite, asma), il distretto oculare (congiuntivite), l’apparato digerente (allergie alimentari) e la pelle (dermatite atopica).

La DERMATITE ATOPICA può colpire tutte le età, ma oltre la metà dei casi si presenta entro il primo anno di vita. Nel lattante compare generalmente dopo il terzo mese, presentandosi con prurito e rossore localizzati prima al viso (fronte e guance) e poi al tronco e alle pieghe flessorie di avambracci e gambe. Nel bambino più grande le chiazze tendono a diventare più secche, interessando simmetricamente le pieghe del collo, i gomiti e le ginocchia. Nell’adolescente e nell’adulto la pelle si presenta più ispessita e secca, soprattutto agli arti e talora si può localizzare alla nuca, agli angoli della bocca (cheilite atopica) e alle palpebre.
Nella dermatite atopica il prurito è riferito come feroce ed insopportabile, soprattutto nelle ore serali. La pelle atopica si presenta arida e intensamente pruriginosa a causa della ridotta attività di un enzima (delta 6 desaturasi) coinvolto nel metabolismo di alcuni acidi grassi essenziali, detti omega 6.
Gli acidi grassi essenziali contribuiscono normalmente al mantenimento del film idrolipidico della pelle e quindi alla sua importante funzione barriera. L’applicazione o l’assunzione per via orale di queste sostanze naturali (es: acido linoleico) spesso può migliorare il quadro clinico.
Generalmente la dermatite atopica migliora durante la stagione estiva, con l’acqua di mare e l’esposizione al sole.

Le CAUSE della dermatite atopica sono sia di tipo genetico (alterato metabolismo degli omega 6), sia di tipo ambientale (presenza di determinati allergeni), sia di tipo psicosomatico, come avviene per molte patologie cutanee.
Il fatto che la dermatite atopica si manifesti dopo il 3° mese di vita, periodo in cui si attuano dinamiche primarie nella relazione genitore-bambino ha suggerito l’ipotesi psicosomatica secondo la quale il lattante attraverso un meccanismo di somatizzazione attirerebbe inconsciamente l’attenzione dei genitori su se stesso (psico-immuno-dermatologia).
I pazienti affetti da dermatite atopica possono sviluppare talora un’aumentata sensibilità nei confronti di alcuni farmaci ed alimenti, con reazioni cutanee eccesive persino alle più comuni punture da insetto.

COSA FARE: Per la diagnosi e la gestione del paziente affetto da dermatite atopica, il dermatologo dopo un’accurata visita specialistica può in certe circostanze richiedere alcuni esami come il dosaggio delle IgE totali (PRIST), il dosaggio delle IgE specifiche (RAST alimenti), il prick test (vengono testati sull’avambraccio allergeni come latte vaccino, uovo, grano, soia, pesce, arachidi, dermatofagoidi, etc), il patch test (vengono applicati sul dorso per 48 ore dei cerotti contenenti i più comuni allergeni) e l’atopy patch test (applicazione di speciali cerotti diagnostici contenenti forfora di gatto, acari della polvere e graminacee). La dieta di eliminazione è indicata solo se confortata dai test allergometrici.

TERAPIA: i moderni protocolli terapeutici della dermatite atopica comprendono l’uso di creme emollienti ed olii da bagno in grado di migliorare la funzione barriera dell’epidermide, integratori dietetici a base di acidi omega 6 e olio di borragine, steroidi topici (per brevi periodi), antistaminici per via orale, immunomodulatori topici (es: inibitori della calcineurina), elio- e fototerapia (esposizione graduale al sole o a speciali lampade dermatologiche).

A cura del Dott. Antonio DEL SORBO
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