Uno studio pilota, in doppio cieco, randomizzato condotto da
Osunkwo e coll. è stato pubblicato recentemente sulla rivista British Journal
of Haematology e recensito sul sito www.vitaminad.it. Tale studio ha affrontato
gli effetti che la vitamina D può avere a livello extrascheletrico. In
particolare è stata valutata l'efficacia di alte dosi di Vitamina D sulla
riduzione del dolore cronico in pazienti pediatrici affetti da anemia
falciforme (SCD). Un numero di 46 soggetti (di età compresa tra 7 e 21 anni)
sono stati divisi in base al loro stato di dolore cronico e randomizzati a
ricevere per 6 settimane vitamina D (4.000-100.000 UI/settimana) o placebo e
sono stati monitorati per un periodo di 6 mesi. Lo studio ha mostrato che, nel
gruppo trattato con vitamina D rispetto al placebo, elevati livelli sierici di
25(OH)D erano correlati ad un minor numero di giorni in cui compariva la
sintomatologia dolorosa, già alla 8a settimana. Le concentrazioni sieriche
25(OH)D erano inoltre correlate positivamente ad un miglioramento dei parametri
di funzionalità fisica. Dalle conclusioni dello studio si evince che per
sostenere tale beneficio è necessario mantenere le concentrazioni sieriche
ottimali di 25(OH)D (≥ 75 nmol/ml) nel tempo.
Tumore del colon retto: prospettive migliori per i pazienti affetti
Continuano a migliorare le prospettive in termini di
sopravvivenza e qualità di vita per i pazienti con tumore del colon-retto in
fase avanzata, grazie agli avanzamenti della ricerca e all’introduzione delle
terapie biologiche, come bevacizumab. Sull’evoluzione delle strategie di
trattamento e sulle prospettive future hanno fanno il punto a Roma i massimi
esperti di una neoplasia che, fino a poco tempo fa, lasciava poche speranze.
Nonostante i miglioramenti derivanti dalla pratica dello screening, «il tumore del colon-retto è uno dei più frequenti nel mondo occidentale – rileva Carlo Barone, Professore di Oncologia Medica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – globalmente è la quarta causa di cancro in assoluto, ma diventa la seconda nel sesso maschile e la terza in quello femminile, considerati separatamente. I nuovi casi nel mondo sono circa 1 milione l’anno e più di 250.000 solo in Europa. In Italia, gli ultimi dati del 2005 indicano un’incidenza di circa 40.000 casi ogni anno. Può insorgere in qualsiasi fascia d’età, con esclusione di quelle più giovani; l’incidenza è dai 40 anni in su, con un picco massimo dopo i 65 anni».
In epoca “pre-biologica”, per coloro che ricevevano una diagnosi con la malattia in stadio avanzato, la sopravvivenza era inferiore all’anno. Con l’avvento dei farmaci biologici, come bevacizumab, integrati alla chemioterapia, i pazienti hanno visto un allungamento progressivo del loro tempo di vita.
Ora, grazie all’individuazione di una sequenza ottimale nella somministrazione dei farmaci e alla chirurgia, in alcuni casi può essere raggiunto il traguardo della guarigione. Secondo Alfredo Falcone, Professore associato di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Oncologia, dei Trapianti e delle Nuove Tecnologie in Medicina dell’Università di Pisa, «anche in pazienti che si presentano inizialmente con metastasi non operabili, siamo in grado oggi con trattamenti intensivi di indurre una regressione della malattia, in modo da rendere possibile un intervento chirurgico successivo: questa è la cosiddetta “terapia di conversione”, che in alcuni casi può portare alla guarigione o comunque a sopravvivenze prolungate».
Altro importante obiettivo ora raggiungibile è la possibilità di convivere nel tempo con la neoplasia senza peggiorare la qualità di vita del paziente.
«Pensando alla “cronicizzazione” del carcinoma del colon-retto – afferma Alberto Sobrero, Responsabile della Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova – ci riferiamo a quel 25-30% di pazienti che presentano metastasi al momento della diagnosi e a quei pazienti che, pur avendo diagnosticato il tumore in fasi precoci, peggiorano in un arco di tempo che va dai 6 mesi ai due anni. La sequenza ottimale nella somministrazione dei farmaci consiste in un intervento chemioterapico di prima linea in combinazione con un farmaco biologico e un intervento con un farmaco chemioterapico diverso in seconda linea, combinato con lo stesso farmaco biologico. Quando la chemioterapia fallisce, deve essere cambiata, mentre il farmaco biologico viene mantenuto perché continua a rallentare la crescita del tumore con un ulteriore beneficio di sopravvivenza».
Bevacizumab rappresenta dunque una valida opzione terapeutica come terapia di mantenimento per i pazienti con tumore del colon-retto metastatico.
Nonostante i miglioramenti derivanti dalla pratica dello screening, «il tumore del colon-retto è uno dei più frequenti nel mondo occidentale – rileva Carlo Barone, Professore di Oncologia Medica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – globalmente è la quarta causa di cancro in assoluto, ma diventa la seconda nel sesso maschile e la terza in quello femminile, considerati separatamente. I nuovi casi nel mondo sono circa 1 milione l’anno e più di 250.000 solo in Europa. In Italia, gli ultimi dati del 2005 indicano un’incidenza di circa 40.000 casi ogni anno. Può insorgere in qualsiasi fascia d’età, con esclusione di quelle più giovani; l’incidenza è dai 40 anni in su, con un picco massimo dopo i 65 anni».
In epoca “pre-biologica”, per coloro che ricevevano una diagnosi con la malattia in stadio avanzato, la sopravvivenza era inferiore all’anno. Con l’avvento dei farmaci biologici, come bevacizumab, integrati alla chemioterapia, i pazienti hanno visto un allungamento progressivo del loro tempo di vita.
Ora, grazie all’individuazione di una sequenza ottimale nella somministrazione dei farmaci e alla chirurgia, in alcuni casi può essere raggiunto il traguardo della guarigione. Secondo Alfredo Falcone, Professore associato di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Oncologia, dei Trapianti e delle Nuove Tecnologie in Medicina dell’Università di Pisa, «anche in pazienti che si presentano inizialmente con metastasi non operabili, siamo in grado oggi con trattamenti intensivi di indurre una regressione della malattia, in modo da rendere possibile un intervento chirurgico successivo: questa è la cosiddetta “terapia di conversione”, che in alcuni casi può portare alla guarigione o comunque a sopravvivenze prolungate».
Altro importante obiettivo ora raggiungibile è la possibilità di convivere nel tempo con la neoplasia senza peggiorare la qualità di vita del paziente.
«Pensando alla “cronicizzazione” del carcinoma del colon-retto – afferma Alberto Sobrero, Responsabile della Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale San Martino di Genova – ci riferiamo a quel 25-30% di pazienti che presentano metastasi al momento della diagnosi e a quei pazienti che, pur avendo diagnosticato il tumore in fasi precoci, peggiorano in un arco di tempo che va dai 6 mesi ai due anni. La sequenza ottimale nella somministrazione dei farmaci consiste in un intervento chemioterapico di prima linea in combinazione con un farmaco biologico e un intervento con un farmaco chemioterapico diverso in seconda linea, combinato con lo stesso farmaco biologico. Quando la chemioterapia fallisce, deve essere cambiata, mentre il farmaco biologico viene mantenuto perché continua a rallentare la crescita del tumore con un ulteriore beneficio di sopravvivenza».
Bevacizumab rappresenta dunque una valida opzione terapeutica come terapia di mantenimento per i pazienti con tumore del colon-retto metastatico.
Il Progetto Diogene rivolto alle persone affette da Alzheimer
Un Servizio a supporto delle famiglie coinvolte
nell’assistenza di un loro caro affetto da Alzheimer
Roma, 11 settembre 2012 – Sistemi di Protezione, in collaborazione con Vodafone Italia e Alzheimer Uniti, lancia il Progetto Diogene per le persone affette da Alzheimer, un servizio di geolocalizzazione che permette di rintracciare in tempi rapidi i malati che si allontanano da soli.
Lo studio ILSA del CNR sulla demenza evidenzia che oggi in Italia ci siano oltre 700.000 di persone affetta da Alzheimer. L’80% di queste, secondo l’ultimo rapporto del Censis, vive in famiglia. La demenza interessa il 6,4% delle persone oltre i 65 anni, il 7,2% delle donne, il 5,6% degli uomini.
Le persone affette da Alzheimer, proprio a causa del disorientamento spaziale e del calo funzionale della memoria dovuto alla loro malattia, corrono il rischio di perdersi o, in una fase più acuta della patologia, sentono il desiderio di “fuggire”, rischiando di trovarsi spesso in situazioni delinquenziali. Questo comportamento mette sotto stress i loro familiari.
Il Progetto Diogene ha come obiettivo proprio quello di aiutare i familiari a rintracciare in tempi brevissimi la persona affetta da Alzheimer; offre, infatti, un Servizio di vigilanza informatica basata sulla tecnologia più avanzata di geolocalizzazione.
Alla persona affetta da Alzheimer viene fornito un dispositivo, il “Filo di Arianna”, che, grazie alla connettività Vodafone, trasmette alla centrale operativa SdP l’esatta posizione del soggetto in modo tale che gli operatori forniscono tutte le informazioni necessarie ai familiari, o anche alle Forze dell’Ordine, nella ricerca e soccorso.
Il dispositivo il “Filo di Arianna”, è composto da un modulo GPS per la localizzazione attraverso satelliti, e da una SIM per trasmettere i dati di localizzazione alla Centrale Operativa.
Vodafone fornisce le SIM per la trasmissione dati, su tutto il territorio Nazionale e si è fatta carico di mettere a punto una serie di protezioni e di controlli per evitare qualsiasi utilizzo fraudolento delle SIM al di fuori dal dispositivo.
“Il progetto nasce da un’idea semplice quanto innovativa di presidiare, attraverso dispositivi ad hoc, la quotidianità delle persone affette da Alzheimer dando, allo stesso tempo, una maggiore tranquillità a coloro che, definiti “caregiver”, devono garantirne il controllo quotidiano” ha commentato l’ing. Luciano De Petris, Amministratore Delegato di SDP, aggiungendo che “La sua peculiarità è nella sinergia tra l’attività quotidiana di Alzheimer Uniti nel campo specifico e l’esperienza di SDP, frutto di anni di gestione di servizi in società multinazionali basati sulle tecnologie più avanzate nel campo informatico, nelle telecomunicazioni e nel servizi alla clientela”.
“Questo progetto e’ la dimostrazione concreta del forte contributo che la tecnologia può dare per migliorare la vita delle persone: nel settore della geolocalizzazione per il pronto intervento, delle applicazioni per disabili o del mobile health.” – ha affermato Sabrina Baggioni, Direttore Marketing Corporate di Vodafone Italia – “Come Vodafone stiamo lavorando in questo senso sviluppando soluzioni di immediato utilizzo in mobilità, che possano consentire il monitoraggio costante e l’assistenza ai malati e alle persone in difficoltà”.
“Il Progetto Diogene va incontro ai caregiver, per alleviarli in uno dei più onerosi compiti assistenziali, quello della vigilanza, stimata proprio dallo studio Censis in 13 ore di media al giorno. La speranza è che le Istituzioni siano in grado di farsi carico di questi oneri, per lo meno per le famiglie in difficoltà.” questo il commento della Prof.ssa Luisa Bartorelli, Presidente di Alzheimer Uniti.
Per maggiori informazioni, e’ possibile contattare il numero unico 199 900 200 o visitare il sito
Alessandra Acutis
Media Relations Specialist
Media Relations
Vodafone Italia
Mobile: +39348-8328308
Email: alessandra.acutis@vodafone.com
Piazza SS. Apostoli 81, Roma
vodafone.it
Ufficio Stampa Vodafone Italia
Luca Gentili 342 0740560
Jacques Capizzi 3450 972242
ufficio.stampa@mail.vodafone.it
www.vodafone.it
Roma, 11 settembre 2012 – Sistemi di Protezione, in collaborazione con Vodafone Italia e Alzheimer Uniti, lancia il Progetto Diogene per le persone affette da Alzheimer, un servizio di geolocalizzazione che permette di rintracciare in tempi rapidi i malati che si allontanano da soli.
Lo studio ILSA del CNR sulla demenza evidenzia che oggi in Italia ci siano oltre 700.000 di persone affetta da Alzheimer. L’80% di queste, secondo l’ultimo rapporto del Censis, vive in famiglia. La demenza interessa il 6,4% delle persone oltre i 65 anni, il 7,2% delle donne, il 5,6% degli uomini.
Le persone affette da Alzheimer, proprio a causa del disorientamento spaziale e del calo funzionale della memoria dovuto alla loro malattia, corrono il rischio di perdersi o, in una fase più acuta della patologia, sentono il desiderio di “fuggire”, rischiando di trovarsi spesso in situazioni delinquenziali. Questo comportamento mette sotto stress i loro familiari.
Il Progetto Diogene ha come obiettivo proprio quello di aiutare i familiari a rintracciare in tempi brevissimi la persona affetta da Alzheimer; offre, infatti, un Servizio di vigilanza informatica basata sulla tecnologia più avanzata di geolocalizzazione.
Alla persona affetta da Alzheimer viene fornito un dispositivo, il “Filo di Arianna”, che, grazie alla connettività Vodafone, trasmette alla centrale operativa SdP l’esatta posizione del soggetto in modo tale che gli operatori forniscono tutte le informazioni necessarie ai familiari, o anche alle Forze dell’Ordine, nella ricerca e soccorso.
Il dispositivo il “Filo di Arianna”, è composto da un modulo GPS per la localizzazione attraverso satelliti, e da una SIM per trasmettere i dati di localizzazione alla Centrale Operativa.
Vodafone fornisce le SIM per la trasmissione dati, su tutto il territorio Nazionale e si è fatta carico di mettere a punto una serie di protezioni e di controlli per evitare qualsiasi utilizzo fraudolento delle SIM al di fuori dal dispositivo.
“Il progetto nasce da un’idea semplice quanto innovativa di presidiare, attraverso dispositivi ad hoc, la quotidianità delle persone affette da Alzheimer dando, allo stesso tempo, una maggiore tranquillità a coloro che, definiti “caregiver”, devono garantirne il controllo quotidiano” ha commentato l’ing. Luciano De Petris, Amministratore Delegato di SDP, aggiungendo che “La sua peculiarità è nella sinergia tra l’attività quotidiana di Alzheimer Uniti nel campo specifico e l’esperienza di SDP, frutto di anni di gestione di servizi in società multinazionali basati sulle tecnologie più avanzate nel campo informatico, nelle telecomunicazioni e nel servizi alla clientela”.
“Questo progetto e’ la dimostrazione concreta del forte contributo che la tecnologia può dare per migliorare la vita delle persone: nel settore della geolocalizzazione per il pronto intervento, delle applicazioni per disabili o del mobile health.” – ha affermato Sabrina Baggioni, Direttore Marketing Corporate di Vodafone Italia – “Come Vodafone stiamo lavorando in questo senso sviluppando soluzioni di immediato utilizzo in mobilità, che possano consentire il monitoraggio costante e l’assistenza ai malati e alle persone in difficoltà”.
“Il Progetto Diogene va incontro ai caregiver, per alleviarli in uno dei più onerosi compiti assistenziali, quello della vigilanza, stimata proprio dallo studio Censis in 13 ore di media al giorno. La speranza è che le Istituzioni siano in grado di farsi carico di questi oneri, per lo meno per le famiglie in difficoltà.” questo il commento della Prof.ssa Luisa Bartorelli, Presidente di Alzheimer Uniti.
Per maggiori informazioni, e’ possibile contattare il numero unico 199 900 200 o visitare il sito
Alessandra Acutis
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Autore della pubblicazione:
Direttore Editoriale
Diabete e metabolismo nel bambino e nell’adolescente
Diabete e obesità nei bambini,
patologie in crescita in Europa. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità la loro incidenza è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai
raggiunto proporzioni epidemiche. Il più recente studio “Okkio alla Salute del
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute”
dell’Istituto Superiore di Sanità condotto in Italia nel 2010 su 42.155 bambini
tra gli 8 e i 9 anni, afferma che il 22,9% di loro è in sovrappeso e l’11,1% è
obeso. In particolare, in Veneto, un bambino su tre a 10 anni ha un sovrappeso
e uno su dieci è obeso. Si tratta di dati del tutto in linea con la media
nazionale, ma che vanno attentamente considerati in quanto i bambini in
sovrappeso e obesi hanno un rischio maggiore di insorgenza di gravi patologie
in età adulta quali diabete, ipertensione arteriosa, malattie cardio e
cerebro-vascolari, dismetabolismi, cancro della mammella e del colon-retto. Per
affrontare il problema e trovare nuove soluzioni ai disturbi alimentari, il 14
e il 15 settembre pediatri, nutrizionisti e dietisti si incontreranno a Verona,
al Policlinico Rossi, in occasione del 5^congresso “Nutrizione, metabolismo e
diabete nel bambino e nell’adolescente”.
Il congresso. Al centro della due
giorni di studi, organizzata dalla sezione di Pediatria del dipartimento di
Scienze dalla Vita e della Riproduzione dell’ateneo scaligero in collaborazione
con la Società Italiana di Pediatria e la Federazione Italiana dei Medici
Pediatri, tematiche di attualità ed aggiornamento relative alla nutrizione e al
metabolismo nel bambino. Particolare attenzione sarà posta sulla prevenzione,
la diagnosi precoce e il coinvolgimento attivo della famiglia, strumenti
necessari per arginare l’obesità e le sue complicanze con particolare
attenzione al ruolo della nutrizione prima della nascita.
La prevenzione inizia sin dalla
gravidanza. Tra i principali fattori nutrizionali utili alla prevenzione vi è
l’allattamento al seno, che deve sempre essere promosso. In caso di impossibilità
di allattare al seno è importante utilizzare latte che risponda ai requisiti
suggeriti dalle evidenze della ricerca più recente. Infatti, secondo ultimi
studi condotti sul modello animale, sovrappeso e obesità si combattono sia
durante la gestazione che in fase di allattamento. “Nuove evidenze scientifiche
– spiega Claudio Maffeis, direttore dell’Unità di Diabetologia, Nutrizione
Clinica e Obesità dell’Ulss 20 di Verona, professore associato di Pediatria
dell’ateneo scaligero e coordinatore scientifico del congresso – affermano che
le abitudini alimentari della madre durante l’allattamento incidono sul grado
di peso e sulla possibilità del bambino di sviluppare obesità nel corso della
vita. L’allattamento da utile strumento per la crescita e lo sviluppo
neuropsichico del bambino diventa momento centrale nella prevenzione delle
patologie alimentari”.
Diagnosi precoce. Nel corso del
congresso verranno analizzati in dettaglio il tema dello svezzamento e quello
della dietoterapia nell’obesità. Lo svezzamento è un momento spesso critico per
molte mamme. Con lo svezzamento il bimbo esplora nuovi sapori, nuovi colori,
nuovi profumi, nuove consistenze del cibo: in questa fase il rapporto con il
cibo del piccolo inizia a maturare con riflessi importanti anche per la vita
successiva. Fondamentale quindi variare l’alimentazione mantenendo equilibrati
i rapporti tra i nutrienti sia nell’ambito giornaliero che settimanale.
Nel corso del convegno ampio
spazio sarà dedicato alla diagnosi precoce e all’importanza di evidenziare il
sovrappeso sin dal suo comparire e non attendere che l’obesità si manifesti in
modo evidente. La precocità di intervento è un fattore determinante per il
successo. A tal riguardo utilissimo l’indice circonferenza vita/statura: se il
bambino ha una circonferenza della vita superiore a metà della sua statura è
probabile che presenti un peso eccessivo, ma anche qualche fattore di rischio
cardiovascolare, quali ad esempio i trigliceridi o la glicemia o la pressione
più elevati della media, anche se entro i limiti di normalità. Quindi il
bambino obeso presenta alterazioni metaboliche che con il tempo ed in mancanza
di un intervento, tenderanno a peggiorare e a divenire francamente
patologici.
Spazio anche alla riflessione sul
ruolo del pediatra, figura chiave dell’intervento di prevenzione e cura delle
patologie alimentari. Il pediatra è infatti l’operatore sanitario che affianca
la famiglia sin dalla nascita del piccolo e che lo segue nell’accrescimento e
nello sviluppo occupandosi non solo della cura delle eventuali patologie ma
anche della prevenzione delle stesse.
Università degli Studi di Verona
Ufficio Stampa
Telefono: 045.8028164
Email:
ufficio.stampa@ateneo.univr.it
Web: Sala Stampa
Responsabile coordinamento
comunicazione: Maria Fiorenza Coppari
Capoufficio stampa: Sandro
Benedetti
Addetta stampa: Sara Mauroner
(cell. 349.1536099)
Autore della pubblicazione:
Direttore Editoriale
REGOLAMENTO (UE) N. 432/2012 DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Regolamento N. 432/2012 Della Commissione Europea del 16 maggio 2012 relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari, diverse da quelle facenti riferimento alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini.
Guarda il Testo in PDF
Commissione Europea: nuovo Regolamento sui prodotti alimentari
Entrerà in vigore il 14 dicembre 2012 il regolamento (UE) N.
432/2012 della Commissione del 16 maggio 2012, il quale si propone come
obiettivo quello di fornire, per ogni ingrediente utilizzato nella composizione
dei prodotti alimentari, compresi dunque gli integratori alimentari, un unico
claim a livello europeo: un’unica indicazione cioè, relativa alle proprietà
dell’ingrediente, escludendo la possibilità (presente sinora) di indicazioni
diverse a seconda delle nazioni di produzione. Una scelta importante, che si
colloca in un’ottica di sempre maggiore tutela del consumatore europeo, ma
anche di uniformità di processi aziendali.
Verrà dunque realizzato un registro comprendente tutte le
indicazioni consentite, nonché le condizioni d’impiego ad esse applicabili.
Esso conterrà anche un elenco delle indicazioni sulla salute respinte e il
motivo del rigetto.
Tutte le aziende europee che producono prodotti alimentari
dovranno dunque adeguare la propria comunicazione secondo tali parametri. Lo
stesso avverrà dunque per tutte le aziende che producono integratori.
Il mancato rispetto del regolamento comporterà sanzioni per
l’azienda produttrice.
Il regolamento non riguarda i “botanicals” o “sostanze
botaniche”, sostanze provenienti da piante o da erbe, che verranno trattati
successivamente dalla Commissione Europea, e per i quali dunque, si continua a
fare riferimento alla normativa locale. Per l’Italia, il riferimento è
l’attuale normativa redatta dal Ministero della Salute.
Un processo analogo, con analoghe finalità, riguarderà i
prodotti cosmetici, (categoria in cui rientrano anche le creme) ed entrerà in
vigore nel Luglio 2013.
Riportiamo in seguito alcuni estratti del suddetto
Regolamento:
REGOLAMENTO (UE) N. 432/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 maggio
2012
relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla
salute consentite sui prodotti alimentari, diverse da quelle facenti riferimento
alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini
LA COMMISSIONE EUROPEA, visto il trattato sul funzionamento
dell’Unione europea, visto il regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 20 dicembre 2006, relativo alle indicazioni
nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari ( 1 ), in
particolare l’articolo 13, paragrafo 3, considerando quanto segue: (1) In virtù
delle disposizioni di cui all’articolo 10, paragrafo 1, del regolamento (CE) n.
1924/2006, le indicazioni sulla salute fornite sui prodotti alimentari sono
vietate, a meno che non siano autorizzate dalla Commissione a norma del
regolamento medesimo
L’articolo 20, paragrafo 1, del regolamento (CE) n.
1924/2006 dispone che la Commissione istituisca e tenga aggiornato un registro
UE delle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti
alimentari (di seguito «il registro»). Il registro includerà tutte le
indicazioni consentite, nonché le condizioni d’impiego ad esse applicabili.
Conterrà inoltre un elenco delle indicazioni sulla salute respinte e il motivo
del rigetto.
Uno degli obiettivi del regolamento (CE) n. 1924/2006 è
quello di garantire che le indicazioni sulla salute risultino veritiere,
chiare, affidabili e utili ai consumatori. A tale riguardo è necessario tener
conto della formulazione e della presentazione di tali indicazioni. Laddove la
formulazione di un’indicazione abbia per i consumatori lo stesso significato di
un’indicazione sulla salute consentita, in quanto dimostra l’esistenza dello
stesso rapporto tra una categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi
componenti, da un lato, e la salute, dall’altro, detta indicazione deve
sottostare a condizioni d’uso identiche a quelle stabilite per le indicazioni
sulla salute consentite.
La data di applicazione del presente regolamento è
successiva di sei mesi alla data della sua entrata in vigore al fine di
consentire agli operatori del settore alimentare di adeguarsi alle sue
prescrizioni, compreso il divieto, a norma dell’articolo 10, paragrafo 1, del
regolamento (CE) n. 1924/2006, di quelle indicazioni sulla salute di cui sono
stati completati la valutazione da parte dell’Autorità e l’esame da parte della
Commissione.
Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno
successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Esso si applica a decorrere dal 14 dicembre 2012.
Monia Trentarossi
Amministratore Unico di Antiaging
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