google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0 SALUTIAMOCI: Infarto: Le Regole da Seguire per non ricaderci google.com, pub-4358400797418858, DIRECT, f08c47fec0942fa0

Infarto: Le Regole da Seguire per non ricaderci

Intervista a Filippo Crea

Istituto di Cardiologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.

D. L'infarto del miocardio è considerato un evento catastrofico, ma è sempre vero?

R. Lo è, ma solo in una piccola percentuale di pazienti. Basti pensare che con l’introduzione delle Unità Coronariche, dei trombolitici e dell’angioplastica coronarica la mortalità intraospedaliera per infarto si è ridotta dal 40% circa di 40 anni fa al 4-5%di oggi. Questo avviene soprattutto nelle strutture sanitarie d'avanguardia.
Più rapidamente si interviene con i farmaci e con l'angioplastica (idealmente nelle prime due ore dopo l'insorgenza dei sintomi), più aumenta la probabilità di limitare i danni cardiaci causati dall'infarto. Questo consente alla maggior parte dei pazienti di tornare a casa dopo pochi giorni ed alcune settimane di convalescenza, e di condurre una vita a volte ancora migliore di quella vissuta prima dell'infarto.
D. Dopo il primo infarto a quali rischi va incontro il paziente? E in che modo si può prevenire un nuovo episodio?

R. Anche mettendo in atto la migliore prevenzione possibile il rischio di morte, nel primo anno dopo la dimissione, è di circa il 5% ed il rischio di un secondo ricovero è del 10-15%. Dopo il primo anno, però, questo rischio si attenua notevolmente. Il paziente che ha avuto un infarto deve attenersi a uno stile di vita basato su tre regole semplici ma fondamentali:

1) l’astensione totale dal fumo;

2) il mantenimento di un indice di massa corporea ed un giro fianchi ottimale;

3) un’attività fisica regolare. Per quanto riguarda il fumo, anche solo 4-5 sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto. Smettere di fumare è talmente importante che è ragionevole pensare di far ricorso anche ad interventi farmacologici, sempre sotto stretta sorveglianza medica. Per quanto riguarda l'indice di massa corporea (calcolata come rapporto fra peso in chilogrammi ed il quadrato dell'altezza in metri), l'obiettivo è mantenerlo al di sotto di 25Kg\m2.

D. Perché è così importante controllare il giro-fianchi?

R. Studi recenti hanno dimostrato che il grasso addominale è nocivo quanto il fumo, in quanto sintetizza proteine che danneggiano le coronarie. La circonferenza raccomandata non deve superare i 102 cm negli uomini e gli 88 cm nelle donne. Una dieta che aiuti a raggiungere questo obiettivo è basata sulla riduzione della assunzione di zuccheri e di grassi animali, privilegiando pesce, frutta e verdura. Per quanto riguarda l'attività fisica noi cardiologi consigliamo un esercizio aerobico moderato per 15-30 minuti, almeno 5 volte la settimana. Consideriamo l'esercizio fisico alla stessa stregua di una medicina in quanto induce la sintesi di proteine che proteggono la parete delle arterie dall’arteriosclerosi. Inoltre non ha costi né effetti collaterali.

D. Ma allora quale ruolo svolgono le medicine?

R. Uno stile di vita ottimale non azzera il rischio di un secondo infarto. Bisogna abbinare un'appropriata terapia medica che tenga conto della necessità di controllare la pressione arteriosa, di mantenere a livelli ottimali i grassi nel sangue, di ottimizzare (portandoli a valori normali se alti) la glicemia. Il paziente va informato della assoluta necessità di assumere, per tutta la vita, farmaci che fluidifichino il sangue. Il farmaco per eccellenza rimane sempre l'aspirina; questa terapia si inizia di solito già durante il ricovero.

D. Stili di vita e farmaci scongiurano dunque il secondo infarto?

R. Purtroppo no, una non trascurabile quota di pazienti, anche con stili di vita corretti e terapia farmacologia adeguata, nel primo anno, incorre in un secondo infarto, che è sempre causa di ricovero. Va detto però che di solito la gravità è inferiore a quella del primo infarto. Per ridurre ulteriormente il rischio di recidive è necessario approfondire le nostre conoscenze sulle cause dell'infarto, investendo più risorse nella ricerca.

fonte: Farmacia.it